Desideri (Dc): «Marrazzo, campione d’immobilismo»

Marzio Fianese

«Ci vuole uno scatto d’orgoglio. È senza precedenti che un’amministrazione regionale in un anno di governo aumenti le tasse per le imprese (Irap), progetti di accrescere del 50 per cento l’addizionale sui redditi da lavoro dipendente (Irpef), predisponga il taglio di migliaia di posti letto negli ospedali, definanzi oltre cento leggi e tenga lontano dagli occhi indiscreti dei consiglieri atti, delibere e provvedimenti». Fabio Desideri, capogruppo della Democrazia Cristiana alla Regione Lazio, incita la Cdl, di stanza alla Pisana, ad aumentare gli sforzi di fronte all’immobilismo del centrosinistra. «L’assemblea - prosegue Desideri - ha approvato solo nove leggi in un anno, di cui sette atti dovuti e il presidente della Regione, di fronte a un’opposizione che abbandona l'aula per protesta procede con arroganza parlando alla sua sola maggioranza. È gravissimo quello che sta accadendo alla Pisana nell'indifferenza generale».
Perché avete abbandonato l’aula in occasione del dibattito sulla sanità?
«Non certo per le fandonie istituzionali pronunciate da Marrazzo nel suo intervento».
Spieghi meglio.
«Marrazzo ci ha accusato di insensibilità. Fa finta di non ricordare che in questo primo anno se abbiamo parlato di sanità lo si deve solo alle richieste di sedute straordinarie presentate dall’opposizione. Se fosse stato per lui, e per la sua maggioranza, su questi temi si sarebbero convocati soltanto comizietti».
Il presidente della Regione vi ha accusato di essere andati sull’Aventino.
«Credo che sull’Aventino finora ci sia andato lui. Basterebbe scorrere i dati delle sue presenze in Consiglio regionale. Verrebbe da ridere se non si trattasse di cose serie come amministrare una Regione».
Lei ha spesso lamentato la scarsa trasparenza all’interno della «casa di vetro» regionale. Ha scritto anche una lettera ai presidenti di Giunta e Consiglio. Cosa hanno risposto?
«Nulla. Mai ricevuto una risposta. E da allora, da una parte è aumentata la mancanza di trasparenza, dall’altra è diminuito il rispetto verso le forze di opposizione. L’ultimo esempio è il piano di rientro del deficit sanitario. Esiste veramente questo strumento? È da mesi che se ne parla ma ai gruppi consiliari regionali non è giunto lo straccio di un documento».
Alcune linee sulla sanità, però, sono state delineate.
«E qui prendono corpo i dubbi e le perplessità: se il piano si struttura sulla base di quanto detto da Marrazzo solo alla sua maggioranza, che ho letto dai resoconti stenografici d’aula, a breve dovremo attenderci il taglio certo dei posti letto negli ospedali e una riconversione delle strutture sanitarie periferiche. Solo l’ex teledivo può pensare che ristrutturando qualche ambulatorio, abbattendo le prestazioni e diminuendo le analisi, si possa supplire alle esigenze dei cittadini. C’è invece bisogno di investimenti e di coinvolgere di più le varie professionalità».
Marrazzo dice che il deficit della sanità nel Lazio è senza precedenti.
«E su questo sembra avere una memoria istituzionale molto corta. Gli consiglio di andare a rileggere gli atti del passaggio di consegne tra Badaloni e Storace: la consistenza economica del debito lasciato dalla sinistra è superiore a quello del centrodestra che, tra l’altro, ha pure aperto tre ospedali. Il presidente evita di dirlo e si sottrae al confronto».


E lei cosa propone?
«Marrazzo stesso chieda la convocazione di un Consiglio ad hoc per esaminare il Piano di rientro del deficit sanitario e, una volta in aula, ci eviti il comizio e si confronti nel merito. Non lo farà mai, ovviamente. Gli è più utile raccontare la sua verità di fronte a un’assemblea orfana dell’opposizione, piuttosto che dare vita a un vero contraddittorio».

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