Detenuto pestato in cella Spuntano le prove audio

Frasi che sembrano non lasciare molti dubbi quelle registrate in un ufficio nel settore del personale del carcere di Castrogno a Teramo. Costituirebbero testimonianza del pestaggio di un detenuto. «È vero che il detenuto ha fatto così ma è anche vero che lo ha massacrato in sezione. E in sezione non si può massacrare un detenuto, si massacra sotto. Abbiamo rischiato la rivolta perché c’era il negretto, il negro che ha visto tutto...».
La voce è del comandante delle guardie penitenziarie, Giovanni Luzi. Che avrebbe ammesso di essere lui a parlare. Il sostituto procuratore Mancini ha aperto un’inchiesta e ha acquisito il cd su cui qualcuno ha riversato l’audio catturato con un telefonino e spedito in busta anonima al direttore del quotidiano locale La Città. E ora il mondo che vive attorno e dentro alle carceri è in subbuglio. La radicale Rita Bernardini, oggi a Teramo come «vedetta» di Marco Pannella, impegnato a Marrakech: «Bisogna prendere provvedimenti urgenti, il ritmo di crescita dei detenuti è di 800-1000 l’anno, la situazione è grave e Teramo non fa eccezione». L’appello a identificare e punire gli eventuali responsabili ma a non strumentalizzare, è lanciato dal Sappe, il sindacato autonomo, il cui segretario Donato Capece parla del Corpo, come «istituzione sana, con una onorabilità da difendere da inaccettabili strumentalizzazioni».

Il penitenziario di Teramo è - per Eugenio Sarno, segretario generale Uil penitenziari, anche lui oggi nel capoluogo abruzzese -, «connotato dalle caratteristiche negative del sistema carcerario italiano, sistema che trasforma la pena in supplizio e il lavoro in tortura, e non certo per colpa del personale».

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