A Detroit una sola parola d’ordine: far sognare

Luigi Cucchi

Con oltre 60 espositori si è aperta ieri al Cobo Center di Detroit la sedicesima edizione del North American International Auto Show (Naias). I visitatori della rassegna americana (rimarrà aperta fino al 22 gennaio) sono abbagliati dalle scenografie da fantascienza. La componente emotiva è talmente elevata che la fotografia della nuova Ferrari 599 (sarà presentata al Salone di Ginevra) è una protagonista del Salone, al pari della nuova Miura disegnata da Walter de’ Silva, il bravo designer italiano che, dopo 40 anni dal lancio di questa mitica Lamborghini, riesce con un prototipo a far sognare vecchi e nuovi automobilisti. Al Salone di Detroit sono esaltati gli aspetti impalpabili dell’auto, trattata come un profumo, un capo di abbigliamento alla moda, un oggetto di design: deve conquistare, essere ammirata, desiderata. Questo processo è spinto a tal punto da far dimenticare che la vettura è frutto di un’attività industriale tra le prime al mondo per volume di affari e numero di addetti. Un settore articolato che può richiedere lacrime e sacrifici oltre a grandi investimenti, innovazione, ricerca, competitività e un marketing capace di interpretare le esigenze degli automobilisti. Una brutta macchina non fa sognare, non accende la fantasia ed è destinata all’insuccesso, anche se supersicura, ecologica, spaziosa, economica, affidabile. In Europa, come negli Stati Uniti e in Giappone, i mercati sono di sostituzione e l’automobile non viene scelta se è anonima e priva di appeal.
Non basta vendere, bisogna far quadrare i conti. La General Motors, come ha anticipato a Detroit il presidente Rick Wagoner, ha realizzato quest’anno il record di vendite degli ultimi 27 anni, con 9,2 milioni di veicoli, ma la grave crisi finanziaria ha compromesso la sua solidità e l’ha costretta a tagliare i costi e chiudere 12 stabilimenti, rinunciando a 30mila addetti. Nel 2006 Gm non sarà più la prima industria automobilistica al mondo: è previsto il sorpasso di Toyota, che ha già costruito, nel 2005, oltre 9 milioni di veicoli. Anche Ford dovrà ridurre il proprio organico in modo massiccio. Il gruppo Volkswagen ha chiuso il 2005 raggiungendo livelli record di vendite, pari a 5,24 milioni di auto (più 3,2%), di cui 2,94 (più 6,7%) nell’Europa occidentale. Il solo brand Vw è aumentato dello 0,8% a 3,09 milioni, Audi ha raggiunto il primato di 829mila unità. Andamento particolarmente brillante per il gruppo Bmw che ha prodotto nel 2005 oltre un milione e 329mila auto (+9,9%).

Con il solo marchio Bmw le vendite sono cresciute del 10,1% raggiungendo quota un milione e 126.800 unità. Solo in Italia le vendite sono passate da 57.523 registrate nel 2004 alle 70.101 del 2005, con grande soddisfazione per la squadra guidata da Marco Saltalamacchia.

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