Mi chiamo Sergio, ho un figlio di 17 anni, la mia compagna Giulia, ha due figli, uno di 16 e uno di 25 anni; le vite delle nostre famiglie sono unite da 10 anni e siamo una delle tante famiglie allargate di Milano. Oggi è sabato, il 5 febbraio. Da un po’ di anni a questa parte, per noi padri di famiglia, non è più il più bel giorno della settimana bensì il peggiore. E’ il giorno del terrore, dell’impotenza, dell’attesa.
Il più piccolo dei tre figli, stasera andrà a una festa. Come ormai di prassi, incomincia l’interrogatorio mio e di Giulia: dov’è, chi c’è, come ci vai, a che ora torni, 1000 raccomandazioni etc. … Nell’era di Facebook e della geolocalizzazione sembra roba da guerra fredda, ma chi di noi genitori non vuole sapere qualcosa di più? E’ mezzanotte e mezza, Giulia dice: “Sentiamo se va tutto bene”.
Purtroppo le cose non vanno affatto bene, il più piccolo è incappato in un “branco”, (6 ragazzi e 2 ragazze), tutti più grandi di lui e del suo amico. L’amico riesce a scappare, lui no. Nemmeno il tempo di una parola, uno del branco, il più grande, lo afferra per un braccio. L’animale sferra un pugno diretto alla faccia, la preda cade a terra, il resto del branco incomincia a picchiarlo a sangue, calci e pugni sul volto. Alla fine gli sfilano 5 euro dalle tasche e se ne vanno.
L’amico assiste, nascosto, alla scena agghiacciante, ammutolito, attonito, impotente. Il suo amico giace a terra in strada, è una maschera di sangue, non si muove … oddio è morto? Non sa cosa fare, è troppo sconvolto per ragionare freddamente, non chiama l’ambulanza, troppo impaurito dal branco e da quello che ha appena visto per chiamare le forze dell’ordine, corre dagli amici e racconta terrorizzato ciò che ha visto.
Sono le 2 di notte siamo all’ospedale, dopo una TAC scopriamo che ha la mandibola frantumata, una massa non ben definita nel cranio e qualche dente rotto e che bisogna operarlo per rimettergli a posto la testa e la faccia. Né avrà per più di 3 mesi. Sono sveglio da quasi due giorni, incredulo per ciò che è accaduto, e continuo a sentirmi dire che “è andata bene, poteva andare molto peggio!”. Dovrei sentirmi felice per il fatto che mio figlio non è morto nemmeno questo sabato sera … dovrei essere felice di vedere mio figlio nel letto che piange pensando a ciò che a vissuto e ciò che hanno vissuto tutte le altre vittime di queste aggressioni. BASTA!!!!
Io dico che “poteva andare meglio”, io dico che nessuno di noi dovrebbe rischiare la vita per così poco. Per quanto tempo dovremo andare avanti ad assistere a questi atti di violenza gratuita e stupida? Quanti padri ancora dovremo vedere piangere i figli morti su un marciapiede massacrati dal “branco” del sabato sera? Mi rivolgo a lei Sig.
Sindaco di Milano, a Lei Sig. Prefetto, a Lei Sig. Ministro dell'Interno, per porgervi una domanda: Dove siete? I Vostri figli muoiono per strada; I Vostri figli non hanno più ideali; I Vostri figli si sono arresi.
Sergio B.
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