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Il diario perduto di Montanelli con le vignette di Jacovitti

In ogni pagina un ritratto scritto dal celebre giornalista e un fumetto del grande umorista

Nino Materi

«A chi gli chiese cosa avrebbe voluto come epitaffio, dopo averci pensato su Montanelli rispose: “Non fece mai il passo più lungo della gamba”. Aveva gambe lunghissime».
Le parole che chiudono l’introduzione del bel libro di Paolo Granzotto Montanelli (il Mulino) ci sono venute in mente qualche giorno fa, davanti a un raro volumetto ignoto forse persino ai montanelliani più accaniti.
Si tratta dell’ormai introvabile Diario Vitt risalente all’anno scolastico 1966-67, data che sancì un originale quanto insospettabile sodalizio tra il giornalista Montanelli e il disegnatore Jacovitti; fu allora che le «gambe lunghissime» di Indro avanzarono un «passo» nel mondo delle vignette del papà di Cocco Bill. Da una parte la penna dinamitarda di Montanelli, dall’altra la matita esplosiva di Jacovitti: un mix capace di trasformare un banale diario scolastico in una bomba-carta. Pagine al Tnt che occhieggiavano a Milano da una bancarella di vecchi libri, in uno di quei mercatini dove puoi trovare croste e capolavori. E nel suo genere il Diario Vitt («testi di Indro Montanelli, illustrazioni di Jacovitti», si legge in copertina) un piccolo capolavoro lo è davvero, anche se lo abbiamo pagato appena 10 euro (prezzo originale, «250 lire»).
Ma cosa sia il Diario Vitt lo spiega direttamente l’Editrice A.V.E. che, nel 1966, presentando lo storico gemellaggio scrisse testualmente: «Un incontro tra Indro Montanelli e Jacovitti chi l’avrebbe creduto possibile? Una collaborazione tra l’articolista acuto, il commentatore della nostra vita sociale: lo storico Montanelli; e il disegnatore scatenato, il creatore di tanti personaggi e di infinite trovate: l’umorista Jacovitti. Nel corso di viaggi e interviste Montanelli ha analizzato migliaia di protagonisti del nostro tempo, ha conosciuto altri scrittori, altri giornalisti. Ora ci parla di loro come sa fare lui: con una battuta, un aneddoto, una frase che rivelano uomini e caratteri». A fianco di ogni ritratto, una corrosiva vignetta di Jac: «Il celebre “lisca-di-pesce” disegna figure che scivolano sulla carta trovando subito il posto giusto. Una dietro l’altra, sono centinaia, tutte spontanee, buffe, allegre. Con la sua matita sembra che Vitt danzi l’hully-gully!».
Non ci resta quindi che spulciare tra l’abbinata vignetta-testo, dove lo scritto montanelliano si fa disegno jacovittiano, e viceversa. Spettacolo di creatività che si rinnova per 365 giorni lungo un anno punteggiato dal genio. Le pennellate di Montanelli colorano popolari «tipi» italiani e stranieri (Montale, Moravia, Gassman, Mao Zedong, Hemingway, Einstein e tanti altri), senza trascurare i suoi colleghi. Come nel caso di Orio Vergani: «Quando lavorava al Corriere della Sera, Orio Vergani divideva la sua stanza con Adolfo Cotronei, un vecchio giornalista per il quale scrivere un articolo era un vero tormento. Non si dava pace che, di fronte a lui, Vergani buttasse giù con foga, un periodo dopo l’altro, senza un ripensamento, senza una correzione. Quando Cotronei morì, Vergani fu l’unico che ne vegliò le ultime ore. “Scrivi ancora - gli chiese a un tratto l’agonizzante - con la facilità di un tempo?”. “No, Adolfo - rispose Vergani - ora mi costa molta più fatica”. Cotronei sorrise e certamente morì contento». E la vignetta di Jacovitti? Un uomo piegato sotto il peso di un’enorme lastra di granito con la scritta «articolo».
Spazio anche per una piccola-grande donna: Rita Pavone. «Il successo di Rita Pavone - si legge a piè di pagina dell’8 aprile 1966 - è stato uno dei più clamorosi del dopoguerra. Oggi la giovanissima cantante torinese riceve quattromila lettere al giorno (più del presidente della Repubblica). Per aprirle, ha trasformato la famiglia in una segreteria: padre, madre, fratelli, tutti sono mobilitati a evadere la sua corrispondenza. Debuttò a sei anni, in una balera, cioè in una sala da ballo di periferia, che il padre aveva noleggiato con un amico. Per dieci anni Rita cantò in questo locale e in altri del Piemonte e d’Italia. Finalmente partecipò al festival di Ariccia e fu un trionfo».

La trasposizione grafica di Jacovitti? Una donna che scompare nel vortice di lettere tentando di aggrapparsi alle note musicali.
Jacovitti è morto il 3 dicembre 1997, Montanelli il 22 luglio 2001: chissà se in Paradiso hanno già scritto insieme un altro diario.

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