LO DICE BOSSI ALLA VIGILIA DEL MATCH

Ma scherzava o faceva sul serio? Con l’immaginifico Umberto Bossi, la domanda è perfettamente inutile. L’unica certezza è che stavolta, tra Inni di Mameli e Va’ pensieri, accuse di taroccamenti napoletani, alternative di nazionali padane, proposte di taglio ai supercompensi dei campioni e critiche per la par condicio non rispettata nei talk show pallonari in Rai, questo Mondiale sta diventando più difficile per il governo che per gli azzurri, già piuttosto malmessi. Quando si tocca il pallone succedono i peggiori patatrac, anche se il Carroccio si salva sempre in corner. Era già successo con le polemiche su Bossi jr, quando aveva confessato che non avrebbe tifato per la nazionale italiana, esternazione immediatamente corretta dai vertici leghisti, più avvezzi della Trota all’effetto di certe dichiarazioni italo-scettiche, soprattutto tra i colleghi del centrodestra. Stavolta arriva sulla palla direttamente il fondatore della Lega, in tackle scivolato (ma con un mezzo sorriso sulle labbra). Italia-Slovacchia, valida per le qualificazioni agli ottavi di finale? State sereni, «tanto la partita se la comprano: vedrete, al prossimo campionato ci saranno due o tre calciatori slovacchi che giocano nelle squadre italiane...» ha buttato lì Bossi. Una battuta, evidentemente, che però, in un giorno rovente di polemiche sull’asse Lega-Fini-Pdl e su quello Italia-Padania, fa l’effetto di un cerino in un pozzo di petrolio. «Stavolta Umberto Bossi ha passato il segno» replica la Federcalcio italiana, respingendo come «offensive» le dichiarazioni del leader leghista. Ed è solo l’inizio, perché se c’è una cosa che può unire tutti, dalla sinistra estrema alla Fiamma tricolore, passando per finiani e anti-finiani, è proprio la nazionale di calcio, specie di questi tempi, col Mondiale sui teleschermi e l’Italia in forse per un piazzamento decoroso. Se non sono riuscite a spaccare il centrodestra le divisioni sulla manovra economica, sul ddl intercettazioni o sulla riforma della giustizia, l’opposizione può ora puntare su un altro appiglio: Sud Africa 2010 e le sorti dell’Italia. Qui la Lega può vestirsi di contegno istituzionale, come ha fatto Maroni dicendo che avrebbe tifato Italia, ma il sentimento di fondo è un altro, lo stesso che possono provare i fiamminghi per la nazionale belga, certo non l’amore.
Lo si era già visto all’opera, l’italo-scetticismo, seppur velato, quando Roberto Calderoli aveva chiesto più sobrietà negli «stipendi» degli azzurri, provocando la replica di Buffon e Cannavaro. Così come nelle confessioni, seppur rettificate, di Bossi jr. Niente di sorprendente quindi nelle parole di Bossi senior, tranne forse la tempistica. Non è certo un mistero che per la Lega l’identità italiana non possa essere un valore, anzi. Nell’epica leghista, l’Italia è piuttosto il contrario, il risultato storico di un sopruso verso i popoli del Nord, sottomessi alle vessazioni di Roma, dall’Unità d’Italia (altra data tutt’altro che memorabile per i padani) fino ad oggi.

La nazionale italiana, come rappresentazione sportiva di quello Stato nato dal sopruso, non può che rappresentarne anche i difetti, tra cui la tendenza al raggiro (a onor del vero, ampiamente documentato da calciopoli...). Tra boutade e antipatia reale, il sentimento è questo. Finché la Slovacchia non potrà finalmente giocarsela con la nazionale padana.

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