(...) Una ragazza di diciotto anni sta tornando verso casa. Ha passato la serata con gli amici, non è nemmeno così tardi da chiedere a qualcuno di loro di fare la strada insieme. Si avvia da sola. Poi, quando manca poco alla sua abitazione, incontra un uomo, presumibilmente di origine nordafricana, come racconterà più tardi ai carabinieri. Lui la blocca, le impedisce di passare. Lì vicino cè unauto e in un raptus di violenza la sbatte contro la macchina. Lei è terrorizzata, e pensa al peggio. E quando lo straniero inizia a palpeggiarla, è convinta che non si fermerà lì. Luomo le sfila dalla tasca 40 euro e scompare nei vicoli.
La studentessa è sotto choc, si avvia verso casa e racconta tutto ai genitori. Chiede aiuto a loro perché le dicano cosa deve fare e insieme chiamano i carabinieri. Sul posto dove è avvenuta laggressione si reca una pattuglia del nucleo radiomobile, i militari procedono per rapina e violenza sessuale.
Ma quello di giovedì è solo uno dei tanti, troppi episodi di violenza che accadono nel centro storico di Genova. Giusto laltro giorno, è stato il responsabile giovanile della Fondazione Oltremare, Enrico Mozio a denunciare, pubblicando un suo intervento sulle pagine genovesi del «Giornale», una serata a dir poco movimentata trascorsa nei vicoli. Con un gruppo di giovani marocchini che dal nulla hanno pensato bene di aggredire un suo amico. Senza alcun motivo. E di nuovo, unaltra dose di violenza, scazzottate, vandalismo. Senza alcun motivo. Ma è lepilogo della vicenda ad aver lasciato un profondissimo senso di amarezza e impotenza a chi ha assistito alla scena.
Perché quando si è trattato di rivolgersi alle forze dellordine per chiedere un loro supporto, non sono bastate una, due telefonate.
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