«Dico no alle primarie per i vertici del partito»

Il dibattito sulle primarie accende il Pdl e non solo a livello nazionale. Roberto Formigoni, presidente della Regione Lombardia, ha proposto di usarle per scegliere, nel giro di pochi mesi, i futuri coordinatori provinciali e cittadini del partito. L’idea divide. A parlare è il coordinatore regionale del Pdl, Mario Mantovani.
Formigoni propone di far scegliere agli elettori i vertici locali del Pdl attraverso le primarie. Condivide?
«Posso pensare che le primarie siano utili, ma solo per scegliere le cariche istituzionali, cioè sindaci, presidenti di Provincia e di Regione, se non si trova un accordo all’interno del partito. Le primarie sono utili quando si contrappongono figure di livello».
No alle primarie per le cariche politiche interne al partito?
«I partiti devono pensare a regole interne molto precise, prevedendo un’ampia partecipazione democratica. Io penso a primarie degli eletti, che hanno già superato una selezione popolare e hanno avuto consenso. Non mi piace l’idea di tornare a tesseramenti e iscritti dell’ultima ora. Dico no agli opportunismi di materia che in politica non sono rari».
In che senso teme l’opportunismo dei militanti?
«Proprio nel senso che devono essere militanti veri e non opportunisti dell’ultima ora. A votare deve essere gente che ha partecipato alla vita del partito, non consiglieri eletti ma non iscritti o che si iscrivono all’ultimo momento».
Teme il ritorno della politica delle tessere?
«Privilegio il partito degli eletti, corrispondenti a una lista. Credo che dovrebbero essere loro a votare. Eletti a tutti i livelli, dai consigli circoscrizionali ai consigli comunali ai sindaci, a tutti gli amministratori, ai parlamentari ed europarlamentari».
Puntare tutto sugli eletti non rischia di far sentire esclusi i militanti o anche gli elettori appassionati alle sorti del Pdl, benché non militanti?
«Insisto: devono essere militanti veri e non iscritti dell’ultimo momento, che sarebbero semplicemente persone a cui si paga una tessera e che si portano a votare. I militanti veri sono quelli che attaccano manifesti, sono presenti ai gazebo e ai seggi, fanno i rappresentanti di lista. Non sono tantissimi, sa? I rappresentanti di lista a Milano sono milleduecento. A scegliere i vertici siano gli eletti e i militanti veri».
Nessun ruolo per quella che si continua a chiamare società civile? Perché escludere i semplici elettori del Pdl dalla vita del partito e dalla scelta dei rappresentanti?
«Gli elettori possono essere coinvolti nella scelta delle persone giuste per ricoprire cariche istituzionali. Che c’entra la società civile all’interno di un partito di cui non conosce le persone che vi lavorano?».
È favorevole alle primarie regolamentate per legge per scegliere i candidati alle cariche istituzionali?
«Non è indispensabile e a me non sembra così necessario. È molto raro il caso di un elettore che voglia votare sia per le primarie della destra sia per quelle della sinistra! Normare le primarie sarebbe molto complesso e, a mia avviso, abbastanza inutile».
Si parla di ricostituire la Democrazia cristiana. Lei che cosa ne pensa?
«Credo che i cattolici si trovino molto bene nel Pdl, dove hanno la piena libertà di esprimere le proprie convinzioni e di impegnarsi per esse. Ricostituire la Dc, oltre tutto, sarebbe antistorico».
Che cosa ne pensa di un ritorno all’antica alleanza tra Pdl e Udc?
«Credo che si debba recuperare tutto il centrodestra, con un’operazione da condurre a livello nazionale.

È importante che anche la Lega lo avverta come una necessità».
Nessun’ipotesi centrista?
«Non credo nel centro: alimenta la politica dei due forni. Il bipolarismo è fondamentale: tentare di indebolirlo sarebbe un ritorno al passato e un danno per il Paese».

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