Giuseppe De Bellis
È sabato sera, a New York. È tardi. Due ragazzi si incontrano: si conoscono, ma non sono più proprio amici. Hanno avuto un passato violento, nella stessa gang: furti, rapine, risse. Si sono divisi: uno da una parte, uno dall'altra. La vita sempre la stessa, a Brooklyn. Nel reticolato del distretto 75. Non è il quartiere di Paul Auster e dei mille rabbini ricchissimi. Questo è popolare. È cattivo. Qui le donne urlano spesso, i bambini fanno i duri troppo presto. È successo anche a loro due. Ieri uno ha chiamato l'altro, anche se è di una gang nemica. Si vedranno sabato. Ora camminano, entrano in una stradina. È l'una e trentacinque della notte. Uno non uscirà più da quel vicolo. Uno sparo improvviso, alle spalle. Poi la fuga del killer: sulle scale antincendio di un palazzo, di corsa, per sbucare sulla strada opposta.
Sembra un videogame: una scena studiata e ripetuta. È come se i due ragazzi siano degli attori. La polizia mostra mosse e indicazioni. Quell'omicidio c'è stato davvero e ora è un esempio per tutti. È il prototipo del delitto che avviene a New York. È un avvertimento: «Non passate nella zona 75 di Brooklyn tra l'una e le due di notte. Specie di sabato. Non passate per non essere uccisi. E non date retta neppure a un vecchio amico con cui però avete avuto problemi. Specie se sapete che ha una pistola. Non fatevi trascinare nel buio».
La polizia della Grande Mela lavora anche così: con questa specie di decalogo salvavita. Un libretto non pubblicato che è la chiave della sicurezza della città. Consiglia e avvisa. Tutto quello che succede, ora per ora, diventa un dettaglio: messo insieme agli altri forma un database. Dentro quel database ci sono i trucchi per sopravvivere anche sotto pericolo. Qualche mese fa, quando un killer solitario ha ucciso quattro persone sulla stessa linea, il dipartimento di polizia ha cominciato a dare indicazioni: «Cercate di andare in metrò in compagnia, appoggiatevi al muro perché colpisce sempre alle spalle, se potete prendete il treno in direzione opposta e alla fermata successiva riprendetelo al contrario». Forse è stato un caso, forse fortuna, ma omicidi non ce ne sono stati più. È anche così che si combatte il crimine. New York oggi può dire di averlo fatto: in una metropoli con 8 milioni e mezzo di abitanti ci sono stati 519 omicidi. La cifra più bassa dal 1961 a oggi, la metà della metà della metà rispetto al 1990 quando morirono più di 2500 persone. Allora, prima della Tolleranza zero di Rudolph Giuliani, prima dell'arrivo di Michael Bloomberg, si poteva morire per sbaglio, perché ci si trovava nel mezzo di una rapina: si sparava troppo facilmente, non c'erano pene vere. Tantomeno certe. Adesso un killer a New York è meglio che cambi lavoro. Gli omicidi sono diventati così pochi che si sa tutto. E in un certo senso è più facile prevenirli. La storia dei due ragazzi di Brooklyn prima era così diffusa che non si stava tranquilli neppure sotto l'Empire State Building. Era l'epoca degli stupri a Central Park in pieno giorno. Oggi nel parco più famoso del mondo ci si diverte soltanto: si gioca a Baseball e la gente invita sconosciuti a unirsi al gruppo. I delitti sono diventati un caso: circoscritti come numero, spesso come zona. Ci sono regolamenti di conti tra bande rivali, il pazzo che decide di avere il suo giorno di ordinaria follia. Si conosce anche quello. E lo si può prevenire. La polizia ha raccontato tutto al New York Times. Ha raccontato una per una le regole per sopravvivere. Allora il giorno più mortale è il sabato. L'ora più pericolosa è tra l'una e le due di notte. Il luogo più micidiale è Brooklyn, anche perché è il borough più grande e popoloso di New York. Il luogo più mortale all'interno di Brooklyn è il Distretto 75: qui sono stati commessi almeno 90 omicidi. L'assassino più probabile: qualcuno che già conoscete. Il killer più anziano aveva 88 anni: ha assassinato la moglie. L'omicida più giovane aveva 9 anni: ha pugnalato una amichetta. L'arma preferita dagli uomini per uccidere è la pistola. Donne e ragazze sembrano preferire i coltelli. In questo periodo la vittima più anziana aveva 91 anni: è stata uccisa durante una rapina. I bianchi e gli asiatici sono le vittime più rare. Gli ispanici e gli afroamericani quelle più frequenti. Tra gli assassinati ci sono anche 21 neonati e 32 bambini tra uno e dieci anni. Quasi tutti sono stati uccisi dai genitori. Queens e Bronx continuano a essere sempre meno violenti. Manhattan è praticamente un villaggio turistico. Se uno sa tutto questo, sa anche come cercare di non finire nei guai. Si può organizzare. Evitare di farsi uccidere oggi a New York è facilissimo: «La gente sarà stupita di sapere quanto si sia sicuri in questa città». Poi può succedere anche l'impensabile: un cliente di un ristorante che non è contento della quantità di salsa che hanno messo nel suo mega hamburger.
Giuseppe De Bellis
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