Dieta e alimentazione

Giornata dei disturbi alimentari: oltre 3 mln ne soffrono. Complici anche i social

Oggi è la Giornata del fiocchetto Lilla, cioè la giornata dedicata ogni anno ai disturbi alimentari, un’occasione per porre ancora di più l’accento sui rischi legati al mondo virtuale. Ne parliamo con Francesca Santamaria Palombo, psicologa e psicoterapeuta CBT di terza onda

Giornata dei disturbi alimentari: oltre 3 mln ne soffrono. Complici anche i social
Tabella dei contenuti

Un male silenzioso che spesso è difficile da riconoscere. Attacca prima l’anima e poi il corpo, provocando un disagio grandissimo. I disturbi alimentari (Dca) sono come una schiavitù per chi li vive. Ogni aspetto della vita ruota attorno al cibo e all’immagine distorta che si riflette nella specchio o nella telecamera dello smartphone.

Un problema spesso sottovalutato proprio dalle famiglie di chi lo vive in prima persona. Il sintomo può variare in base al disturbo che può essere: anoressia nervosa, bulimia, binge eating, ma può assumere anche altre forme. Tutte le manifestazioni vanno nella stessa direzione: il controllo ossessivo del peso, del corpo, delle calorie e la ricerca smodata di una magrezza che non è mai abbastanza. Un’epidemia, quella dei Dca, alimentata dalla pandemia e da immagini irreali veicolate dai social network, diventati parte integrante della quotidianità dei più giovani. Oggi è la Giornata del fiocchetto Lilla, cioè la giornata dedicata ai disturbi alimentari, un’occasione per porre ancora di più l’accento sui rischi legati al mondo virtuale.

“Alla base di tutti i disturbi alimentari c’è un rapporto conflittuale con il corpo - spiega Francesca Santamaria Palombo, psicologa e psicoterapeuta CBT di terza onda - Può derivare dal contesto familiare, dalle sfide nel corso della vita, ma è legato anche ai social. La narrazione da parte di molti influencer, propone un’immagine corporea che deve essere perfetta, quasi sempre modificata da filtri, spesso omologata”. L’esposizione continua a queste immagini, lontane dalla normalità, “genera fin dai primi anni di vita nel bambino e nell’adolescente un trend di inadeguatezza. Più si alimenta questo pensiero di non essere conformi ai canoni presentati sui social, più crescono le emozioni negative. Subentra la tristezza, l’ansia, la paura, il timore di non essere all’altezza, quindi diventa una sorta di circolo vizioso che poi può sfociare in un disturbo alimentare”.

I numeri

Gli ultimi dati del Ministero della Salute relativi al 2021 raccontano che in Italia sono oltre 3 milioni le persone che soffrono di disturbi alimentari. Questi disturbi costituiscono la seconda causa di morte negli adolescenti tra dodici e diciassette anni, dopo gli incidenti stradali. In molti casi è difficile riconoscere il problema, chi ne è affetto può restare normopeso e nascondere i segnali. Gran parte sono giovani nella fascia tra i 14 e i 25 anni.

L’età di esordio negli ultimi anni si è abbassata fino a 8-11, prima dello sviluppo puberale. L’utenza in carico ai centri di cura dedicati secondo la stima sono al 90% femmine. I tre disordini principali riscontrati sono: anoressia nervosa (42%), bulimia nervosa (18%) e binge eating, cioè grandi abbuffate ricorrenti senza vomito e altri metodi di compenso (14,6%). I disturbi possono anche coesistere in maniera alternata.

Il ruolo dei social network

Social network

I social network non sono la causa dei disordini alimentari, ma si confermano un effetto scatenante che contribuisce alla loro diffusione. Oggi, infatti, l’uso dei social è a tutti gli effetti entrato a far parte dei fattori di rischio nelle situazioni di maggiore fragilità. Sebbene siano le ragazze ad essere più esposte, il fenomeno è in aumento anche tra i ragazzi. Molte pazienti raccontano di essere scivolate nel disturbo anche a causa dei social, delle continue immagini di corpi magri e le continue diete fit proposte da persone che a loro volta soffrono di un disturbo alimentare. Il lockdown ha esacerbato il fenomeno. Molti ragazzi hanno iniziato a rifugiarsi ancora di più nei social. Inoltre chi cerca determinati contenuti accede a una serie di suggerimenti di contenuti simili, quindi diventa facile assecondare un problema. Tuttavia i social non vanno demonizzati, perché possono essere anche un mezzo per fare prevenzione, per diffondere determinati temi. Instagram ha fatto un primo passo. Digitando l’hashtag #eatingdisorders nella barra di ricerca, compare un banner in cui si informa l’utente che i contenuti potrebbero rappresentare dei trigger e viene chiesto se si desidera proseguire. Inoltre, in un’altra finestra viene offerta la possibilità di chiedere aiuto. Quest’ultima opzione porta su una pagina Help che offre la possibilità di parlare con dei volontari e accedere a tutte le informazioni utili.

I danni

In tutti i disturbi alimentari, le calorie sono le peggiori nemiche. Nello specchio si riflette un’immagine distorta che nasconde un problema molto più profondo. Nel frattempo sul corpo si fanno strada i danni. I capelli cadono, e se il peso diminuisce troppo, come nel caso dell’anoressia, arriva l’amenorrea, la perdita delle mestruazioni. Il colorito è spento e subentrano le alterazioni ormonali, la depressione, l’incapacità di concentrazione. Gli scompensi elettrolitici possono portare anche all’arresto cardiaco. La bulimia è legata in particolare all'erosione dentale, le carie, le gastriti acute, il reflusso gastro-esofageo o la difficoltà a deglutire. La lista dei danni alla salute è lunga. In un rapporto sui disturbi dell'alimentazione, il ministero della Salute aveva elencato le tecniche di persuasione della diet industry. I messaggi più a rischio sono proprio quelli più comuni che richiamano a una perdita di peso facile, con fotografie relative al prima e al dopo.

A chi rivolgersi

“Su tutto il territorio nazionale, ci sono dei centri a cui rivolgersi, tramite domanda all’Asl – spiega l’esperta – dopo essere stati messi in lista si inizia il percorso. Oggi si può usufruire anche del bonus psicologico. Inoltre ci sono molte associazioni che operano su tutto il territorio e c’è il lavoro di divulgazione che facciamo noi psicologi, perché è importante utilizzare gli stessi social per veicolare messaggi positivi. Ovviamente non si tratta di terapia, ma di un mezzo di informazione. Oggi molti personaggi famosi che hanno affrontato la problematica in passato, iniziano a parlare del disturbo e questo è un ottimo modo per contrastare il fenomeno. Sta iniziando, quindi, anche una narrazione diversa che si va a contrapporre a quella artefatta che viene spesso presentata con maggiore frequenza su questi mezzi”. “Nella psicoterapia per affrontare i disturbi alimentari viene utilizzato in maniera molto positiva il protocollo di Mindfulness Eating. Dal punto di vista scientifico sta dando ottimi risultati.

Un metodo che aiuta a connettersi con il proprio corpo e parte dal presupposto che l’essere umano sa come nutrirsi, sa cosa è necessario per lui, va solo rieducato” – conclude l’esperta.

Commenti