«Dietro quella manina certi poteri straccioni cavalcati dalla sinistra»

RomaMinistro Renato Brunetta, lei crede al complotto?
«Oggettivamente è quello che appare».
E quindi vede un disegno preciso dietro gli ultimi fatti?
«Forse c’è un’organizzazione, quella che un tempo si chiamava “la manina”. Oppure una serie di eventi in progress».
E quale è la peggiore tra le due ipotesi?
«Francamente è irrilevante. Di certo c’è una volontà eversiva degli assetti democratici del Paese che ha origini politico editoriali ben precise. E questo è indubbio».
Faccia i nomi.
«Ma non ce n’è bisogno. Lo sanno tutti chi sono gli ispiratori sia in Italia sia all’estero. Basta guardare dove sono uscite certe cose. La gente lo sa benissimo, e vede il paradosso di una parte politica che è minoranza ed è tanto disperata e spappolata da attaccarsi al gossip».
Non sono i poteri forti?
«Ma quali poteri forti. Quelli italiani mi sembrano più che altro poteri straccioni. Anche se in definitiva fanno sempre del male alla credibilità del Paese. Povera sinistra, se li cavalca».
Massimo D’Alema ha praticamente detto che il governo ha le ore contate...
«Ha messo il suo suggello al complotto de noantri».
Non sembra dare tanto credito agli scenari del lìder maximo..
«Passa per essere il più intelligente e poi si comporta da disperato. Passa per uno statista e lancia messaggi oscuri in televisione. Spero veramente che gli sia sfuggita qualche parola di troppo; che volesse esprimere una preoccupazione e non formulare una minaccia».
Si sarebbe aspettato un comportamento diverso da D’Alema?
«Gli statisti non si comportano cosi. E nemmeno chi vuole dare una mano a risolvere i problemi del Paese».
Fare di tutto per buttare giù il governo non rientra tra i compiti delle opposizioni?
«No, è un atteggiamento tre volte masochista perché non fa altro che colpire l’Italia in un momento delicato, alla vigilia della visita di Berlusconi negli Usa e del G8. Non aiuta il Paese nel momento in cui tutti affrontano la crisi e va in direzione opposta rispetto all’invito del presidente della Repubblica Napolitano a collaborare per le riforme».
E quale è la strategia migliore per reagire al complotto?
«Giusta la denuncia, ma ora serve una fase di freezing come usa nelle trattative sindacali. Un raffreddamento, perché poi si possano affrontare le cose più importanti. Noi dobbiamo rispondere per via democratica, governando al meglio, senza rincorrere le minacce di questo o quel complottista. Continuare a testa alta con quello che già stiamo facendo».
Ad esempio?
«Alle voci provenienti dalla magistratura di Napoli su irregolarità si risponde con la trasparenza, facendo funzionare il termovalorizzatore di Acerra; alle chiacchiere sull’Aquila si replica dando le case ai terremotati nei tempi giusti; alle chiacchiere della minoranza risolvendo i problemi innescati dalla crisi aiutando imprese e disoccupati. Ognuno faccia il proprio mestiere».
La sfida della crisi tra quelle che ha elencato è la più difficile...
«Entro due settimane ci saranno iniziative del governo chiare e forti, occorre impostare la Finanziaria con una nuova prospettiva di sviluppo. Stiamo ascoltando le parti sociali; l’Italia vera, quella che lavora e produce e che non ha la testa nel gossip».
Tornando al complotto e ai risvolti appunto più gossippari, pensa sia un’anomalia italiana la piega che ha preso il dibattito politico?
«No, cerchiamo di non essere provinciali per favore. Queste cose non succedono solo in Italia, ne abbiamo viste di tutti i colori negli Stati Uniti, in Germania, in Francia. Fa parte del lato peggiore della democrazia il fatto che i leader siano sottoposti ad attacchi, diciamo, non del tutto limpidi. L’importante è dare risposte nel modo giusto e quindi pensare alla gente».
La gente un po’ si diverte con il gossip politico, non crede?
«Sto girando il Paese per i ballottaggi e posso dire che ne ha le scatole piene. Noto segni di intolleranza sempre più forti quando si parla delle foto e del resto».
Lei punta il dito sulle opposizioni, ma gli scenari che si leggono in questi giorni tirano in ballo personaggi delle istituzioni, come il governatore Mario Draghi, pezzi di maggioranza e anche ministri...
«Pura fantapolitica.

Io sono allergico alle dietrologie, ma in Consiglio de ministri non ci sono segnali di questo tipo. E in ogni caso, se mai ci fossero, la risposta più semplice sarebbe quella di andare alle elezioni. Gli italiani saprebbero come rispondere».

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