«Dietrofront sul pm o sarà crisi», Prc nell’angolo

Ds e Margherita: basta attacchi al magistrato che indaga sui no-global. La replica: «Non accadrà mai»

Claudia B. Solimei

da Bologna

Non è durata nemmeno un mese, passate le elezioni, la pace con Rifondazione comunista a Bologna, la città di Romano Prodi guidata dal sindaco Sergio Cofferati. E questa volta anche i Ds hanno deciso di alzare la voce contro il partito del presidente della Camera in pectore Fausto Bertinotti: «Anche Rifondazione comunista deve assumere la responsabilità di governo» ha sentenziato ieri il segretario della Quercia bolognese Salvatore Caronna. Ancora più duro l’assessore Virginio Merola, uno dei più stretti collaboratori di Cofferati: «Il Prc decida cosa vuol fare da grande, se stare al governo o all’opposizione». Posizione in linea con l’ennesimo ultimatum legalitario del sindaco Sergio Cofferati che aveva intimato al Prc di rimangiarsi l’attacco al pubblico ministero Paolo Giovagnoli, «colpevole» per Rifondazone di contestare l’aggravante dell’eversione dell’ordine democratico alle lotte sociali dei no global. Per la prima volta i Ds, appoggiati dalla Margherita in una sorta di prova generale di Partito democratico, hanno parlato di possibile divorzio dalla sinistra radicale nella maggioranza in Comune. Ieri si è discusso molto alla riunione della direzione locale della Quercia. Tra i più critici, l’ex sindaco Guido Fanti: «È da irresponsabili - ha detto - che mentre tutti siamo in fibrillazione per domani (oggi, ndr), quando si riuniranno le Camere e c’è ancora chi fa la conta dei voti, noi offriamo su un piatto d’argento al nostro avversario l’argomento principale, la tesi dell’impossibilità di un governo di sinistra». Una cosa è certa: i tempi della crisi saranno lunghi. In fondo, Rifondazione è di fatto già fuori dal governo della città, non avendo un assessore per colpa del tormentone legalità che dura da un anno. Il risultato è una giunta bicolore (Ds-Margherita), più un assessore dei Comunisti italiani. «Quello che sta succedendo è la goccia che fa traboccare il vaso - avverte la Rosa nel pugno -, ma il vaso era già pieno da tempo perché non è stata garantita la partecipazione a tutte le forze del centrosinistra».
Ieri il sindaco non era in città per motivi personali. Il segretario del Prc, Tiziano Loreti, ha detto solo poche parole: «Se vogliono che molliamo Valerio, non accadrà mai». Valerio Monteventi è l’uomo cerniera con i no global, che più di tutti ha attaccato il pm Giovagnoli («a Bologna serve una riduzione del danno. E il danno è Giovagnoli»). I Ds vogliono che il partito lo sconfessi. Poche parole anche dal capogruppo di Rifondazone in Comune, Roberto Sconciaforni, definito «irresponsabile» dal Ds Caronna per essere uscito mercoledì dall’aula del Consiglio comunale al momento di votare un ordine del giorno di solidarietà alla comunità ebraica dopo le bandiere bruciate al corteo del 25 aprile a Milano: «Noi continuiamo a lavorare e la nostra posizione è chiara. Non c’è un caso, se qualcuno lo vuole aprire lo faranno altri».


Nella confusione generale della maggioranza, presagio funesto per il governo Prodi, si scatena l’opposizione: «Basta con i ricatti, basta con i “fra due giorni vedo, fra due giorni parlo... ” - dice Paolo Foschini, vicepresidente azzurro del Consiglio comunale -. È ora che il sindaco ci dica se Prc, verdi e Cantiere sono in maggioranza o no».

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