Politica

Il difensore delle banche italiane «tradito» dai Legionari di Cristo

Vittorio Macioce

nostro inviato ad Alvito (Frosinone)

È il 18 luglio, la voce di Fiorani è un frammento. Sta parlando al telefono con Maria Cristina Rosati, la moglie del governatore di Bankitalia. Dice: «Poi domani ti porterò il documento del versamento, quello che ho fatto da noi, dalla nostra banca». Ecco l’uomo. Antonio Fazio passeggia per Alvito. È sereno, almeno qui. È testardo e non pensa alle dimissioni. È convinto di aver fatto la scelta giusta, con coscienza, da buon economista, da cristiano. Il sospetto, buttato lì, in una conversazione rubata, non ha nulla a che fare con la verità. Fazio ha quasi 70 anni e una storia che scorre lontano da tutto questo, da parole che cadono sul suo volto come fango, dagli amici che si allontanano, dai silenzi imbarazzati. Fazio è nato nel 1936 e viene da una provincia dove la terra è terra, solida, concreta, con ambizioni che non vanno mai oltre l'orizzonte. Suo padre era agrimensore, disegnava i confini dei campi, diceva: la tua proprietà finisce qui, e da qui comincia la tua. Lo chiamavano quando c’era da placare liti di secoli. Aveva fama di uomo onesto, di cui fidarsi. Le sue origini vengono da lì. E per anni quel dna sembrava stampato sul suo volto. Fazio è stato spesso criticato, la sua tigna era irritante, qualcuno ha riso del suo dialetto ciociaro, i laici lo hanno chiamato bigotto, ma su due aspetti, fino a ieri, quasi tutti erano d’accordo: è un buon economista ed è onesto. Quel frammento rubato, ora, ha cancellato tutto.
Fazio si è sposato tardi, oltre i quaranta. Ha avuto cinque figli. È diventato il numero uno di Bankitalia, ma non ha cambiato abitudini e stile di vita. È un uomo di Chiesa, forse anche troppo, se in questo campo la parola troppo ha un senso. La religione è tutto il suo universo, il lavoro è un modo per ringraziare Dio. E in questo è senza dubbio un governatore atipico, capace di conciliare le massime di San Tommaso con le leggi del mercato. Lui pensa di esserci riuscito. Non è un uomo di dubbi, ma di fede. E questo forse può essere un limite, non un peccato. Fazio a Roma vive alla Camilluccia, ma in un appartamento da funzionario, lo stesso di quando era giovane. La casa di Alvito non è una villa, ma due piani progettati e costruiti dal fratello ingegnere. I suoi compaesani sorridono quando il sabato mattina scende al mercato e compra quattro o cinque paia di calzini al bancone di un marocchino. Questo per dire che non è un re di denari. Non è uomo di tangenti, anche per conto terzi, anche per conto di Dio.
I soldi di Fiorani, questo appare certo, sono una donazione per i Legionari di Cristo. Difficile pensare che Fazio la consideri un do ut des. Le scelte del governatore sulla questione Antonveneta ha altre radici. Fazio è convinto che la finanza italiana vada protetta. È una sua fissa, una sua strategia, un arrocco. Si può criticare, si può dire che è anacronistica, ma non si può vendere come una manovra sporca. Le sue convinzioni, in fondo, si specchiano in certi particolari. Il parco auto di Bankitalia è targato Fiat. Se qualcuno gli chiede perché, la risposta potrebbe essere più o meno questa: magari ci sono auto migliori, ma non possiamo essere noi a ripudiare l’italianità. Lo farebbe, forse, solo per il Papa.
Le figlie fanno volontariato. Sono state in Africa. La fede come testimonianza. Ma di queste cose non parlano. Sono troppo grandi, troppo intime, per finire sui giornali. Legionari di Cristo, appunto. E anche qui qualcuno ha visto del marcio. È un'associazione cattolica, fondata nel 1941 da Marciai Maciel a Cotica de la Paz, in Messico. Si sono specializzati nel rilanciare i seminari minori ovunque sia possibile. Educare i cattolici a una fede più «assoluta» è la loro missione. Fanno apostolato. Sono stati tra i finanziatori di The Passion, il film di Mel Gibson. Erano molto, molto vicini a Karol Wojtyla. «Più papisti del Papa», dice chi non ama il loro fondamentalismo. Ma la loro fede rispecchia quella di Fazio. È nelle sue corde. È per questo che il governatore, ora, ha scelto il silenzio.

La verità è assoluta, non è un frammento di frase rubato qua e là.

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