Il tempo fugge, lo dicevano e scrivevano già i romani, quelli antichi in lingua latina, pur non essendo dotati di orologio al polso. Meridiana, clessidra, cucù, pendolo, orologio da viaggio, da tasca, da spiaggia, da campanile, al quarzo, analogico, digitale, a molla, automatico, ovale, rotondo, quadrato, rettangolare, triangolare, doppio, triplo, dorato e d'oro, di platino, d'argento, di plastica, originale, taroccato, scegliete il gusto migliore per il gesto preferito. Perché l'oriuolo, come diceva il mio professore di francese, è un oggetto da nascondere e, insieme, da esibire, come un premio, un trofeo. Da un po' di anni dicesi status symbol, serve, l'orologio, a distinguere e a farsi riconoscere. La consultazione del tempo diurno e notturno, (vietata quest'ultima fase alla meridiana e per questo in disuso) è un optional, a volte è un controllo nervoso, un tic da automi, già sapendo che ora, minuti e secondi siano, ma va così; ad esempio il display del telefono cellulare ha preso il posto dell'orologio, lì trovi tutto, data, anno, mese, ora, fuso, sveglia, così come della macchina fotografica messa in soffitta dagli smartphone che tra poco provvederanno a cucinare la pasta.
C'erano anni in cui si doveva attendere il giorno della comunione per ricevere il prezioso oggetto in dono; dopo l'ostia del Signore, parenti e affini stringevano al polso del comunicato il cinturino in pelle o «scai», pronuncia fascinosa di sky dal nome che una ditta tedesca aveva dato a quel prodotto «Skai»; l'orologio luccicava sul braccino candido, significava la svolta dell'infanzia, come la penna stilografica annessa al suddetto, anche se per un bambino o bambina il tempo non esiste, semmai la sveglia mattutina, maledetta quella quando suona ed è l'ora di andare a scuola. Il resto è improvvisazione di spazio e tempo. Il consumismo ha comunque abolito la cerimonia, non quella religiosa, nel senso che il giovane fedele già in chiesa si presenta con uno o più orologi al seguito, di colori fendinebbia, supertecnologici, con suoneria spaziale. Ormai il prezioso regalo, che fu, trova domicilio nei fustini dei detersivi, nelle uova pasquali, allegato a giornali, quotidiani e periodici, nelle bancarelle di ambulanti di ogni dove, in spiaggia, in piazza, sotto i portici, lungo i fiumi, al tiro a segno del luna park, al free shop e a bordo dell'aeroplano. Basta verificare cassetti e ripostigli di un qualunque cittadino non soltanto italiano, per scoprire un orologificio colossale, scrigni colmi di marche improbabili, pagate a prezzo da avanspettacolo, funzionanti e no, comunque conservati a prescindere, cimeli di un tempo che a forza di fuggire, per l'appunto si dimentica di se stesso e dei propri figli. Ma resta, sontuoso, l'orologio da sera, da gara, da combattimento. È quello prezioso, non soltanto per il costo d'acquisto ma per i motivi, spesso mille, che a lui ci legano, il ricordo di un padre, di un nonno, di un parente (escluderei mogli e mariti o amanti) che ce ne fece dono in quel giorno lontano. Orologio di classe e di storia, da portare con il vestito buono, per le occasioni che meritano. Spunta dal polsino della camicia, sta a destra o a sinistra, dipende quale parte del corpo il titolare tende usare. È entrato nella letteratura e nell'arte del cinema, di lui si sono occupati, Twain e Baudelaire, Chiara e Scorsese, quelli di mezzogiorno di fuoco non avevano bisogno di controllare l'orologio semmai il proprio polso prima di estrarre la pistola. Un uomo che ha un solo orologio al polso sa che ora è esatta, chi ne porta due convive con l'incertezza di stare qui e là.
L'orologio porta sul quadrante nomi fascinosi, spesso doppi, nelle pubblicità le lancette stanno sempre ferme sulla stessa ora, dieci e dieci, per mostrare in pieno la ditta di fabbricazione.
A volte i numeri sono indecifrabili, specie negli orologi da donna ma trattasi di un dettaglio, il monile è sacro, piccolo ma carissimo. Non ne possiamo fare a meno. Chi se ne libera si sente nudo. Ci segue: dal giorno della prima comunione fino all'ultimo di lavoro. Poi, quando arriva la pensione, ci regalano un orologio.