Con il diktat del Pontefice San Pietro si adegua al mondo

«Molto opportunamente la comunità internazionale si sta sempre più dotando di principi e strumenti giuridici che permettano di prevenire e contrastare il fenomeno del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo. La Santa Sede approva questo impegno ed intende far proprie queste regole». Con queste parole ieri il Papa ha ordinato che nello Stato della Città del Vaticano e in tutti gli enti della Santa Sede – dunque anche lo Ior – vengano applicate le direttive internazionali contro la frode e il riciclaggio di denaro. Benedetto XVI ha anche istituito l’Autorità di informazione finanziaria (Aif), che sarà chiamata a controllare e sorvegliare l’applicazione delle norme e ha promulgato la legge 127, contenente le regole che saranno ora applicate – a partire dall’aprile 2011 nello Stato vaticano e nella Santa Sede.
La nuova normativa, che prepara la strada all’ingresso del Vaticano nella cosiddetta «white list» dei Paesi che applicano le norme antiriciclaggio, stabilisce dunque che «ogni soggetto, persona fisica o giuridica, ente ed organismo di qualsivoglia natura, incluse le filiali e le succursali di soggetti esteri», che svolge professionalmente un’attività di tipo economico o finanziario legata al Vaticano o alla Santa Sede è tenuto al «rispetto degli obblighi di prevenzione in materia di riciclaggio e di finanziamento del terrorismo».
Il mancato rispetto di queste regole avrà conseguenze pesanti, dato che la legge vaticana prevede la reclusione fino a 12 anni per riciclaggio, 15 anni per reati legati al terrorismo. La legislazione vaticana prevede dunque adesso pene specifiche anche per manipolazione del mercato (da uno a sei anni), per la tratta di persone (da otto fino a vent’anni), vendita di prodotti con segni mendaci, contrabbando, tutela ambiente, traffico illecito di rifiuti (da uno a sei anni). Il carcere, infine, è previsto anche per malversazione ai danni dello Stato (da sei mesi a quattro anni), truffa (da uno a sei anni) e abuso di informazioni privilegiate (da uno a sei anni).
Lo scopo dell’insieme di queste norme è soprattutto la prevenzione «delle condotte che, per loro natura o contesto, possono arrecare grave danno ad un Paese o ad un’organizzazione internazionale e sono compiute allo scopo di intimidire la popolazione o costringere i poteri pubblici o un’organizzazione internazionale a compiere o astenersi dal compiere un qualsiasi atto o destabilizzare o distruggere le strutture politiche fondamentali, costituzionali, economiche e sociali di un Paese o di un’organizzazione internazionale, nonché le altre condotte definite terroristiche o commesse con finalità di terrorismo da convenzioni o altre norme di diritto internazionale vincolanti per lo Stato».
«La pace purtroppo, ai nostri tempi, in una società sempre più globalizzata – ha scritto il Papa nel “Motu proprio” – è minacciata da diverse cause, fra le quali quella di un uso improprio del mercato e dell’economia e quella, terribile e distruttrice, della violenza che il terrorismo perpetra, causando morte, sofferenze, odio e instabilità sociale».


«Sarebbe ingenuo - ha spiegato il portavoce, padre Federico Lombardi - pensare che l’intelligenza perversa che guida le attività illegali non cerchi di approfittare proprio dei punti deboli e fragili, talvolta esistenti nel sistema internazionale di difesa e di controllo della legalità, per insinuarsi al suo interno e violarlo». Ora anche il Vaticano si è adeguato ai migliori standard internazionali.

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