Dilaga a Genova la moda di convertirsi alla «Santeria» cubana

Francesco Guzzardi

Cresce la protesta dei fedeli mussulmani cha a gran voce chiedono una moschea, controbattono laici e cristiani ma, in silenzio e senza rumori e scalpori, altre religioni si diffondono in Liguria. C'è chi le definisce moda, c'è chi le chiama filosofie di vita, principalmente sono considerate religioni ma il succo non cambia: aumentano i genovesi che decidono di convertirsi ad esse. Alcuni sondaggi mettono in risalto un numero sempre maggiore di giovani e meno giovani che abbandonano la vecchia strada spirituale (il Cristianesimo) al cospetto di altre. Tra queste, primeggiano il Buddismo e la Santeria.
Delle due, il Buddismo (origine orientale) è sicuramente la più conosciuta ma la Santeria (origine afro americana), grazie soprattutto allo smisurato aumento dei viaggi che negli ultimi anni hanno preso d'assalto l'isola di Cuba, a Genova e dintorni è molto conosciuta e praticata. La Santeria, o «Regla de Ocha», è la religione millenaria praticata dai Santero a Cuba, vietata dalla dittatura e da sempre praticata di nascosto, solo dal 1999, dopo la visita ufficiale sull'isola di papa Giovanni Paolo II, il vecchio Fidel ha ammorbidito la sua linea di condotta dichiarandola «tollerabile». Roberto G., presidente di «L'Altra Spiaggia» unico Circolo Culturale Cubano di Genova, frequentato da Santero veri (quelli cubani) e Santero convertiti (quelli genovesi), da dieci anni passa le vacanze a Cuba e da cinque si è convertito alla nuova filosofia, che lui definisce simile a quella abbandonata. Con il suo aiuto cerchiamo di capire perché. «È una religione, esordisce con sicurezza, molto simile al Cristianesimo solamente, e non è poco, più povera e più modesta, diciamo… terra terra. Chi come me e la maggior parte dei soci del circolo conosce Cuba da anni e non la considera una meta sessuale, impara a conoscerne la persone, di quanto poco hanno e di cui sopravvivono, di conseguenza abbiamo imparato ad essere più umili in tutto: nella vita quotidiana e anche in quella religiosa, da li a diventare santeros il passo, se pur impegnativo, è breve».
La semplicità di questo culto giunse a Cuba con gli schiavi africani di etnia Yoruba, in seguito ribattezzati dalla gente del posto «Locumi», contadini che ai tempi della schiavitù, per sfuggire alla repressione della chiesa spagnola furono costretti a trovare per ogni corrispondente cattolico, una divinità africana, chiamata «Ochas», al quale venivano fatte offerte di fiori, frutta, pollame, capre e agnelli. «Ma non confondiamo, anche se interagiscono tra di loro, la Santeria con lo spiritismo, precisa Roberto, la Chiesa Cattolica è di estrema importanza per il Santero praticante, ci consideriamo cattolici praticanti con la variante di adorare, anziché i santi e le loro immagini, in maniera molto più semplice i corrispondenti “Ochas”. Paolo IV e Giovanni Paolo II, durante le visite in Brasile nel 1980 e a Cuba nel 1999 riconobbero che le credenze religiose popolari erano parte intrinseca delle nazioni (tutte), ma è altrettanto vero che la Chiesa pur accogliendo alcuni aspetti fondamentali della Santeria, ne rifiuta altri. Questa controversia ecclesiastica, continua Roberto, per un Santero non è un problema. Per noi, la Santeria e il Cattolicesimo rappresentano entrambe le espressioni della loro religiosità, le controversie non ci riguardano, se non a livello informativo». E che tra il Cristianesimo, la Santeria e le conversioni dei genovesi ci possa essere qualche familiarità, lo dimostra un fatto non certo singolare in se stesso, ma a riguardo particolarmente curioso: anche nella Val Bisagno del Medioevo, molti riti del calendario cristiano erano di origine pagana-agricola e come in Africa, alle dignità venivano sacrificati animali.

Infatti alla vigilia di Natale, le aggregazioni popolari dell'entroterra valligiano scendevano a due passi dal mare per raggiungere il Ponte di Sant'Agata dove un rappresentante di Palazzo Ducale raccoglieva le offerte e durante i festeggiamenti del giorno dopo, venivano sacrificati alcuni agnelli, elevati al dio dell'agricoltura attraverso preghiere pagane.

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