Roma - A sinistra si fa a gara per candidare i "simboli". E chi, meglio degli operai della Thyssen di Torino per far vedere che si portano avanti gli interessi dei lavoratori? Il Pd ci ha pensato per primo e subito ha rinfacciato alla Sinistra arcobaleno di non aver fatto lo stesso. Non poteva esserci ferita più grande per la neonata formazione che candida Bertinotti a Palazzo Chigi. E così oggi è arrivata la contromossa, direttamente da uno dei leader della Sinistra arcobaleno, Oliviero Diliberto, che ha pensato di "rispondere con i fatti e non con le chiacchiere" alle "polemiche sulla casta", dimostrando che "non tutti i politici sono uguali": per questo il segretario del Pdci ha detto che non si candiderà alle elezioni politiche per "lasciare il posto a un delegato operaio della Thyssen".
La rinuncia "Io - ha detto Diliberto - rinuncio al mio posto in parlamento perché la politica si può fare anche bene dalle istituzioni. Vuol dire che al posto mio ci sarà un operaio in più in parlamento" e sarà il dirigente del Pdci Ciro Argentino, già consigliere provinciale e ora candidato capolista in Piemonte, un posto che Diliberto giudica "strasicuro". "Noi - ha detto ancora Diliberto - avevamo deciso di eleggere l’operaio e nella trattativa non c’era posto, perciò mi chiamo fuori io e la cosa non mi pesa. Continuerò a fare il segretario di questo partito con raddoppiata lena e impegno".
Stoccata al Pd Il delegato Fiom aveva risposto così alle polemiche del Pd che aveva criticato Sinistra arcobaleno per la scelta (iniziale) di non candidare
Argentino: "Trovo miserabile la polemica da parte del Partito Democratico che specula su una contrapposizione che non esiste offendendo così anche la memoria dei miei compagni di lavoro morti nel rogo della Thyssen Krupp".
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