Via Molini di Cima: terra di nessuno. Qui le auto vandalizzate o bruciate sono all'ordine del giorno. La strada, stranamente, è asfaltata solo fino al circolo Arci «Guglielmetti». E abitanti e commercianti insorgono. La zona, che rimane proprio sotto piazzale Parenzo, ha due accessi. Uno da via Toti, l'altro da via Tortona. Passando dal primo è come entrare in un girone dantesco. Una curva cieca passa sotto la pubblica assistenza «Burlando», oltre passa un piccolo voltino e si apre in un primo spiazzo dove c'è un rivenditore di gomme. Poco più avanti un carrozziere, poi tantissimi garage, autorimesse, bar. Il passaggio da via Tortona, invece, parte dal nuovo impianto sportivo parrocchiale, ancora non aperto né inaugurato. Un piccolo nastro d'asfalto che arriva fino al circolo Arci «Guglielmetti». Tutto il resto è immerso nel degrado. Tutto sterrato. I palazzi che si affacciano su questa landa desolata sono dell'«Arte» che ora ha venduto i suoi appartamenti ai privati. Mentre i fondi sono stati dati in locazione a queste attività o a privati che li usano per garage, rimessaggio barche, piccole officine. «Però - tengono a precisare queste persone - ci hanno anche chiesto di prendere in gestione tutta l'area circostante. Ma chi di noi vuole accollarsi un onere così grande? Nessuno! Se qualcuno si facesse male tocca a noi pagarlo. E chi dovrebbe ristrutturare questa strada? Tra Arte e Comune si palleggiano la responsabilità». Ma c'è di più. Nottetempo la zona diventa veramente off limits. Non cè controllo delle forze dell'ordine, con il calare delle tenebre si trasforma nel rifugio di disperati. Ma anche una Volpara a cielo aperto. Qui, molte coppie vengono a cercare intimità senza doversi inerpicare fino al Righi. Altri ad ubriacarsi o bucarsi, visto gli innumerevoli «reperti» che le persone delle autorimesse trovano alla mattina successiva. Spesso a lasciare autovetture e motorini rubati e pezzi di arredamento. In qualche vettura, addirittura, qualcuno di notte ci va a dormire. Ci sono coperte.
«Abbiamo anche chiamato il carro attrezzi - dicono i piccoli proprietari delle autorimesse - ma non viene fino qui. Siamo noi che dobbiamo portare le macchine rubate fino al limitare della strada comunale e poi loro vengono a prenderle. Non vengono nemmeno i vigili».
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