Dimezzata la linea dei pendolari

Dal 29 giugno e per tre anni la ferrovia finirà a Giardinetti E per chi viaggia sarà un disastro

Quasi due lustri di lavori e 135 milioni di euro buttati al vento. Gli abitanti del quadrante sud-est della città destinati a sobbarcarsi, come minimo per i prossimi tre anni, una dose incalcolabile di traffico e di stress. Sono queste le principali conseguenze che la chiusura di quasi metà del percorso della Roma-Pantano, deciso dal Comune e tenuto strategicamente sotto silenzio nel corso della campagna elettorale, porterà con sé. Dal 29 giugno, infatti, i convogli provenienti dal capolinea Laziali, salvo ripensamenti dell’ultima ora, limiteranno le loro corse alla stazione Giardinetti, coprendo circa 8 km in meno dei 17,8 attuali. E, di fatto, rendendo inutili i lavori di ampliamento da Grotte Celoni all’attuale capolinea, iniziati nel 1997 e terminati solo nel 2006.
A dettare una scelta così drastica, come si legge nell’ordine di servizio di Met.Ro. numero 65 del 14 marzo scorso, è stata la «necessità di destinare il tratto stesso alla nuova linea C della metropolitana», che porterà alla «demolizione» di quella esistente oggi. E che, senza proporre alternative valide, costringerà decine di migliaia di pendolari a utilizzare il mezzo privato o gli autobus sostitutivi, finendo per soffocare ulteriormente la Casilina. A sollevare la questione è Fabio Desideri, coordinatore regionale della Rosa per l’Italia e vicepresidente della commissione Urbanistica della Pisana: «È un fatto gravissimo - ha spiegato Desideri - che colpisce i residenti di quartieri già carenti di servizi e mezzi pubblici». E David Nicodemi, presidente del comitato che da anni si batte per salvare la Roma-Pantano, attacca frontalmente il candidato sindaco Rutelli, che «continua a non prendere in considerazione questo grave problema perché teme di poter perdere consensi. Infatti la chiusura arriverà subito dopo le elezioni». Niente di cui sorprendersi, a dire il vero, visto che in un manifesto del Pd sul futuro del trasporto pubblico regionale, affisso a gennaio del 2007 al rione Esquilino, si leggeva che già allora era «allo studio della Regione un progetto per l’eliminazione definitiva della linea Pantano-Laziali».
La storia del trenino della Casilina, che parte all’inizio del secolo scorso, non è mai stata felice, soprattutto a causa della miopia e della scarsa attenzione che le è stata riservata dal municipio VIII e dal Campidoglio nel corso degli anni. I guasti sono stati innumerevoli e ravvicinati, a cui vanno aggiunte le emorragie del personale mai tamponate da Met.Ro. Per lungo tempo, infatti, la società non ha provveduto a sostituire i capistazione andati in pensione, costringendo quelli rimasti a massacranti doppi turni e straordinari, fino alla saturazione e al blocco della linea. Sulla questione si è espresso anche Giorgio Masino, candidato al Comune nelle liste del Pdl: «L’amministrazione è la sola responsabile dei gravi disagi che deriveranno dalla chiusura della ferrovia - commenta -. È impensabile strappare alla cittadinanza un servizio così utile, rapido ed ecologico da un giorno all’altro».

Adriano Luffarelli, consigliere uscente di An nel municipio VIII, propone invece una soluzione alternativa da attuare prima della data fatidica del 29 giugno: «Se proprio non si può evitare la sospensione delle corse a Giardinetti si potrebbe pensare a un servizio continuo di navette che, anziché a Roma, portino i passeggeri della zona alle stazioni ferroviarie di Lunghezza e Colle Mattia». Almeno così la Casilina avrebbe un po’ di respiro.

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