Ragazzata Cinque gol fuori casa, Messi un fenomeno, una doppietta di Krkic che ha la mia età, azulgrana colori del mondo. Ondate di pensieri ed emozioni nella testa di Yassine Belassal, diciottenne di Ait Ourir, Marocco. Come tutti i tifosi della sua età, Yassine avrà esultato dopo il trionfo del Barcellona di mercoledì sera. E la mattina, arrivato in classe con l’adrenalina ancora sulla pelle, ha pensato di scrivere sulla lavagna il suo credo: "Dio, Patria e Barça".
Ironia questa sconosciuta Forse un maestro del Real Madrid, forse un curriculum scolastico zoppicante da parte di Yassine. Fatto sta che la frase non piace ai dirigenti scolastici del villaggio poco fuori Marrakesh. Una nota ai genitori? La sospensione? La bocciatura? No, i gendarmi. Perché «Dio, Patria e Re» è il motto della monarchia marocchina, e il sovrano Mohammed VI non è particolarmente incline all’autoironia. Morale: Yassine è stato portato in prigione, lasciato con dozzine di criminali, processato per direttissima e condannato a 18 mesi di galera.
Proteste Una tale sproporzione tra colpa e punizione non è passata sotto traccia.
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