Dire, fare, mangiare: se il ristorante diventa un hobby

Mangiare fuori è diventato l'hobby più amato dagli italiani, per il quale si è disposti a spendere cifre da capogiro

Dire, fare, mangiare: se il ristorante diventa un hobby

C'è chi lo fa per risparmiare tempo, chi per concedersi un paio di ore con gli amici, chi per sperimentare nuovi sapori e nuove atmosfere. Mangiare fuori è diventato l'hobby più amato dagli italiani, per il quale si è disposti a spendere cifre da capogiro. Addirittura 78 miliardi di euro nel 2016, come confermano gli ultimi dati disponibili, resi noti da Coldiretti e Censis.

La tendenza è in costante crescita, perché andare al ristorante così come al bar, in trattoria, nei fast food o nei locali etnici è ormai diventato un fenomeno di costume. Di pari passo è scesa la spesa per il cibo casalingo: se si esclude il delivery, cioè le ordinazioni a domicilio che crescono a ritmi vertiginosi, dal 2007 al 2016 il consumo di alimenti in casa ha subito una contrazione del 12 per cento, come dimostra una ricerca condotta dalla Federazione italiana pubblici esercizi. Insomma gli italiani stanno dimenticando le vecchie abitudini, il piacere di riunire la famiglia intorno al tavolo di casa. Preferendo, invece, locali che offrono grande scelta, sempre maggiore qualità e notevoli possibilità di risparmio.

L'IDENTIKIT

A confermarlo sono le cifre: circa un terzo del totale dei consumi alimentari delle famiglie viene speso in ristoranti e trattorie. In un anno sono 50,3 milioni i cittadini che consumano un pasto fuori casa una volta l'anno si tratta quasi di nove persone su dieci mentre sono 24,5 milioni quelli che lo fanno regolarmente.

Naturalmente questa abitudine è più popolare in alcune fasce d'età e nelle città di grandi dimensioni. I primi in classifica sono i cosiddetti millenials, i nati fra il 1980 e il Duemila: in un anno hanno frequentato locali per la ristorazione in 11 milioni. Poi ci sono i trenta-quarantenni, per lo più single e coppie senza figli, infine i cinquanta-sessantenni, con i ragazzi ormai indipendenti.

«Gli italiani amano in particolare ristoranti, trattorie, osterie con la cucina nazionale o regionale conferma Lorenzo Bazzana, di Coldiretti -. Seguono bar, caffè, pasticcerie e agriturismi. Ma stiamo assistendo anche al boom di cibi senza lattosio, senza glutine e senza prodotti di derivazione animale. Gli italiani cercano la soddisfazione a tavola e questa viene individuata come un mix tra la qualità delle materie prime e la capacità dello chef. Vi è sempre di più la voglia di conoscere l'origine dei prodotti, la loro storia, gli ingredienti utilizzati. Per rispondere a queste esigenze e richieste, un cuoco su due acquista direttamente in campagna, alla ricerca di di ingredienti che abbiano una storia, un percorso da poter raccontare».

Dietro la scelta di consumare un pasto fuori casa, si nascondono però fenomeni più profondi. Che fotografano un cambiamento epocale negli usi e costumi del Belpaese. «Il primo primo elemento da tenere presente è il lavoro spiega Davide Arcidiacono, sociologo dell'università Cattolica di Milano -. La sfera professionale occupa ogni momento della giornata, i ritmi sono diventati frenetici, e allora occorre ristrutturare i propri tempi di vita. In quest'ottica tornare a casa dopo una lunga giornata di impegni e cucinare può essere vista come una perdita di tempo, un ulteriore fattore di stress. Mangiare fuori è invece molto più veloce, pratico e semplice». Inoltre è anche un modo per staccare la spina in modo estremamente appagante.

I COMPLICI TECNOLOGICI

«L'abitudine di pranzare o cenare fuori è più sviluppata nelle grandi città, fra le persone che lavorano, che a dispetto della crisi non hanno grossi problemi economici e che spesso sono single o senza figli va avanti Alessandro Brun, economista del Politecnico di Milano -. Sono cittadini super impegnati, che cercano appagamento nei beni di lusso e nei servizi. Mangiano al ristorante per rilassarsi, godere del proprio tempo libero e relazionarsi con gli altri».

Ma c'è anche un terzo fattore trainante: la tecnologia. Il proliferare di siti e app che non solo giudicano la qualità dei locali sulla base delle recensioni dei clienti, ma permettono anche di prenotare rispamiando fino al 50 per cento per ogni coperto. «Grazie a queste realtà la cena fuori, anche in locali esclusivi, è diventata alla portata di quasi tutti va avanti Brun -. Inoltre si innesca un altro meccanismo: dato che prenotando via app si spende meno, è possibile concedersi questo piccolo lusso più volte alla settimana. Tutto questo sta stimolando il mercato, con l'offerta sempre più ampia di locali e cibi nuovi e di grande qualità. Così come l'occupazione nel settore, visto che a beneficiarne è tutto l'indotto».

Basta fare un giro fra le maggiori città italiane per capire quanto la ristorazione stia vivendo un momento d'oro. «A Milano, intorno al Duomo, fino a qualche anno fa c'erano solo trappole per turisti conclude l'esperto del Politecnico -. Oggi invece la zona è diventata un vero e proprio food district: in un'area di 150 metri ci sono decine di icone della ristorazione locale e nazionale, tutte di altissimo livello».

LA RICETTA DELL'OTTIMISMO

Naturalmente a determinare questa piccola rivoluzione concorrono anche fattori economici. Finalmente positivi. «Dopo tanto tempo c'è più ottimismo e una maggiore propensione ai consumi fa notare Arcidiacono -. Stiamo assistendo a una lieve ripresa dell'economia, che spinge le famiglie a osare, a concedersi qualche piccolo lusso in più». Ecco perché in un solo anno ristoranti, trattorie e osterie hanno registrato 48,6 milioni di presenze. Mentre bar e pasticcerie ne hanno avute 37,9 milioni.

E poi ci sono milioni di italiani che il cibo lo mangiano in casa, ordinandolo comunque da fuori. Sempre secondo Coldiretti, acquistano piatti pronti online con regolarità più di quattro milioni ogni anno, quelli che usano il telefono sono 11 milioni. Un esercito di cittadini che preferiscono non cucinare più.

«Per tutte queste persone la cena fuori, o quella ordinata domicilio, rappresenta ormai uno spazio di vita irrinunciabile riprende Arcidiacono -. Una parentesi che permette di distrarsi e di gratificarsi. Inoltre non dimentichiamo la centralità che il cibo ha acquisito nella nostra società, come strumento di benessere e socializzazione».

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