Dirigente sportivo ucciso a Messina In manette un calciatore di 18 anni

da Palermo

Lo avrebbe ucciso in preda a un raptus. Un raptus di inaudita ferocia contro il dirigente accompagnatore della squadra di calcio in cui lui stesso gioca, che lo stava accompagnando a casa dopo una partita giocata a Milazzo. Un delitto che, incastrato dagli abiti sporchi di sangue, lui stesso ha confessato.
Si è risolto nel giro di ventiquattro ore il caso dell’omicidio di Eugenio Parisi, 59 anni, funzionario della Standa in pensione e dirigente di una squadra di calcio juniores, la Spadaforese, trucidato mercoledì sera a colpi di pietra e trovato morto giovedì mattina, nei pressi di un parcheggio del quartiere Giostra Tremonti, una zona a rischio e piuttosto malfamata di Messina, normalmente rifugio di coppie in cerca di intimità. Ad ammazzare il dirigente, un giovane calciatore, Ottavio Oliverio, 19 anni, che messo alle strette ha ammesso le sue responsabilità. L’accusa, per il momento, è di omicidio volontario. Resta da chiarire il movente. Dalle prime indiscrezioni sulle indagini era filtrato un movente sessuale, il giovane avrebbe reagito ad avances sessuali sgradite. Circostanza che però non ha poi trovato conferma.
Il cadavere di Eugenio Parisi era stato trovato due giorni fa. L’allarme era scattato mercoledì sera, quando i familiari avevano presentato denuncia di scomparsa. Immediate le ricerche. Prima, grazie al sistema satellitare montato in auto, era stata ritrovata l’Alfa 156 con cui Parisi era uscito. La macchina era chiusa a chiave, i sedili macchiati di sangue. A due chilometri di distanza, il corpo senza vita del dirigente, orribilmente sfigurato dai colpi di pietra che gli avevano sfondato il cranio. Il cadavere era stato occultato in fretta, in un anfratto, coperto dai giornali. Escluso il movente della rapina - l’uomo aveva addosso il portafoglio con i soldi - le indagini si sono indirizzate sulla squadra di calcio di cui era dirigente. L’attenzione si è concentrata su due ragazzi messinesi, giocatori della Spadaforese, con i quali Parisi si era allontanato mercoledì da Milazzo dopo una partita. I due giovani sono stati individuati e interrogati. E subito l’alibi di Oliverio ha mostrato punti deboli.
La svolta quando a casa del giovane centrocampista sono stati trovati abiti macchiati di sangue. Oliverio ha cercato di negare, ma poi è crollato. E ha raccontato la sua verità. Parisi avrebbe accompagnato a casa prima l’altro ragazzo. Quindi si sarebbe diretto verso il rione Giostra, dove abita Oliverio.

Lungo il percorso, la deviazione, verso la zona isolata di Tremonti. In auto la colluttazione. Poi il delitto. Le indagini comunque vanno avanti. Da chiarire soprattutto il movente, legato, a quanto sembra, a questioni personali.

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