Anche in Atm per troppi anni si è finto di non vedere il nemico che minacciava la vita dei lavoratori: l'amianto, utilizzato nelle gallerie del metrò, nei depositi, nelle officine di riparazione anche in epoche in cui la sua pericolosità era ormai nota. É questa la tesi che ha portato la Procura della Repubblica a incriminare i due manager che tra il 1988 e il 2001 hanno ricoperto la carica di direttore generale. E ieri pomeriggio, al termine dell'udienza preliminare, il giudice ha accolto le tesi del pm Maurizio Ascione, rinviando a giudizio i due imputati.
Gli ex direttori generali sono Elio Gambini e Roberto Massetti: Gambini ha 84 anni, Massetti pochi di meno, e stanno vivendo con sofferenza questa pagina giudiziaria. Ma per la Procura non ci sono dubbi: almeno sei decessi per mesotelioma pleurico potevano essere evitati se Gambini e poi Massetti avessero messo in atto le cautele necessarie. I sei dipendenti Atm uccisi dal tumore lavoravano in mansioni disparate, erano dirigenti, autisti, operai, tecnici. Tutti, in un modo o nell'altro, a contatto con l'amianto.
Gambini e Mossetti saranno processati a partire dal prossimo 13 gennaio davanti all'undicesima sezione. Più che sul rapporto diretto tra la presenza dell'amianto e l'insorgenza del mesotelioma, ormai data per certa dalla letteratura scientifica, il processo verterà sul ruolo che rivestivano i due imputati, sulle conoscenze tecniche dell'epoca e sulla difficoltà di individuare con certezza l'epoca in cui i sei dipendenti hanno contratto la malattia.
E per il prossimo 30 novembre è attesa la decisione del giudice preliminare su un altro troncone, quello sui morti alla Scala: reso scottante dalla decisione del pm Ascione di portare sul banco degli imputati cinque ex sindaci, ovvero Tognoli, Pillitteri, Borghini, Formentini e Albertini.LF
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