«Diritti sempre riconosciuti La famiglia è un’altra cosa»

«Unioni civili? Ognuno si prende le sue responsabilità». Mariolina Moioli, assessore alle Politiche sociali della giunta Moratti, non condivide il progetto di Pierfrancesco Majorino di istituire i registri delle coppie di fatto.
Majorino durante il Gay Pride ha detto che siamo nel Medioevo dei diritti civili. Lei che ne pensa?
«Io non giudico e non discuto, rispetto le scelte di comportamento delle persone. Ma ritengo che l’ostentazione abbia altre finalità che non giovano alla diversità. Se uno vuole manifestare, manifesti, ma non condivido le esagerazioni e neppure chi utilizza questi momenti per attaccare la Chiesa e avere comportamenti non rispettosi. A me Milano risulta essere una città aperta e accogliente».
E la sua opinione sulle unioni civili?
«Il mio pensiero è che la priorità sia promuovere, sostenere e valorizzare le famiglie così come sono sancite dalla Carta costituzionale e cioè fondate sul matrimonio. Se poi consideriamo la situazione di difficoltà economica e di crisi della famiglia, penso che una nuova amministrazione abbia il compito di affrontare il tema con decisione. Fino ad oggi non vedo altro che dichiarazioni contraddittorie e ideologiche».
Perché parla di dichiarazioni contraddittorie?
«Granelli dice che la famiglia ha la priorità e deve essere aiutata e invece Majorino sposta l’asse sul registro delle coppie di fatto. Voglio capire a che cosa serve, perché sempre Granelli dice non per considerarle delle famiglie, non ho capito bene, ma per riconoscere i diritti personali».
E quali sono i diritti personali in discussione?
«Ma i diritti personali sono sempre stati riconosciuti a tutti! E devono essere riconosciuti a tutti, ci mancherebbe altro. A nessuno può venire in mente che i diritti personali possano essere negati. Ma un’altra cosa è la famiglia».
Il vicesindaco Guida propone tutele sulla casa per ogni tipo di convivenza e parla in particolare delle badanti con gli anziani.
«E le giovani coppie che fanno? In tantissime famiglie milanesi, anziane o meno anziane, ci sono persone italiane e straniere al servizio. La prima questione è che abbiano regolari assunzioni come tutti e quindi le garanzie, le tutele e gli strumenti della protezione sociale. Occorre forse meno cura per tenere i bambini piccoli? o un disabile? Perché la badante sì e la tata no?».
E il diritto alla casa?
«È ammirevole chi lavora con affetto cura e dedizione, ma i requisiti per la casa devono essere uguali per tutti. Se una badante vuole l’assegnazione della casa, può accedere alle normali graduatorie. Mi sembra un’idea confusa. Diamo una casa a quelli che hanno diritto, alle famiglie che non le hanno. Quanti figli hanno lasciato il lavoro per aiutare i loro genitori malati, anziani e non autosufficienti!».
Vede un problema più generale che riguarda gli anziani?
«Abbiamo visto casi di anziani turlupinati dalle loro badanti. Bisogna stare molto attenti, perché l’anziano è fragile, soprattutto se è solo e non ha la famiglia.

Bisogna stare attenti a ragionare per categorie e a fare di tutte le erbe un fascio. Una signora anziana ha fatto un testamento diverso per ogni badante che ha avuto, ora non si capisce più a chi deve essere data questa casa».

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