L’amore è il collante delle nostre vite
Per la prima volta sento il desiderio di commentare un articolo apparso sul giornale di oggi, commento che non ho mai fatto sino ad ora per nessun articolo e nessun giornale. Mi permetto di farlo in quanto l’argomento trattato da Davide, è un argomento ormai tristemente e largamente di attualità, come del resto Lei più volte evidenzia e che coinvolge in primis i figli. Ritengo la sua lettera molto professionale e molto pratica, anche fin troppo, fatta da un abile professionista, con un senso di praticità, mi permetta, asettica, tipica del lavoro che Lei svolge, lavoro che penso la obblighi ad usare i sentimenti a gettone, vale a dire quando servono. Mi permetta di dirle che i sentimenti e soprattutto l’amore, sono i collanti della vita, l’amore è quel qualche cosa in più che ci permette di differenziarci dagli altri, l’amore per i nostri cari è quello che ci permette di lottare tutti i giorni nel lavoro quotidiano, che ci permette di sognare, sognare una realtà a nostra misura e rammaricarci quando non possiamo donare tutto quello che vorremmo, quando loro soffrono e non possiamo fare nulla,quando ci chiedono e non siamo in grado di rispondere, quando ci sentiamo impotenti a donare la nostra vita per loro. Non sempre i nostri sogni si avverano, ma guai se non potessimo sognare, guai se non potessimo amare, amare con tutto noi stessi, sognare che i nostri genitori (anche se io ho 63 anni con 3 figli), ed uso il termine plurale come Lei ben legge, possano vivere nell’amore , quell’amore che ci ha generato alla vita che, per sua natura deve essere alimentato giornalmente con il vivere quotidiano di reciproco rispetto, con piccoli sacrifici da ambo le parti, con l’affrontare insieme anche con discussioni i grandi problemi della vita quotidiana. Io rispondo a Davide “ bravo” vai avanti ad esprimere i tuoi sentimenti coinvolgendo anche la mamma, sì, perché anche la mamma avrà forse le sue colpe, e dovrà anche Lei fare dei sacrifici per poter riconquistare il cuore di tuo padre, ma come dice la sig. Annamaria, le colpe non stanno mai da una sola parte, ed io sottolineo chi di noi non ha colpe? pertanto il tentativo di fare riconciliare i tuoi cari, da parte mia lo considero lodevole ed ammirabile ed esprime in tè un grande amore , amore che nella vita è necessario ed indispensabile perché quando si ama si possono superare tutte quelle barriere che si antepongono ai nostri desideri, però ricordati che amare vuole dire fare sacrifici e senza sacrifici non c’è amore. Purtroppo non sempre le cose vanno come noi vogliamo, ma ti auguro di riuscire a ricucire i sentimenti dei tuoi cari perché il futuro possa riservarti quella serenità che è alla base della felicità e dell’amore alla vita, in quanto non c’è una via verso la felicità ma è la felicità la vera via. Con stima.
Enrico Maggioni
Facciamo parlare i figli sulle separazioni dei genitori
Va bene che la Bernardini difende il suo lavoro di divorzista, ma l'articolo di oggi (contro la splendida lettera di Davide e a favore del diritto all'egoismo dei genitori: perché di questo si tratta) é raccapricciante e del tutto disallineato dal comune sentire del lettore medio del nostro Giornale.
Ne sono così sicuro che vi propongo: pubblicate questa mail e aprite una discussione tra i lettori sul tema: «I figli hanno voce in capitolo nella separazione dei genitori?» Conoscendo il livello ottimo dei lettori medi, sono sicuro che ne emergerebbero storie bellissime! Con stima
Giovanni De Marchi
Milano
Sincerità e sofferenza contrapposti a freddezza
Ho letto la lettera di Davide ieri e la risposta della signora Bernardini De pace oggi. Premesso che mi guardo bene dall'esprimere giudizi su persone che non conosco affatto, non posso non notare che nella lettera di Davide ho letto sincerità, sofferenza, amore, un grido di dolore rivolto al padre. In quella della signora De Pace freddezza, durezza, giudizi taglienti e persino sprezzanti verso entrambi i coniugi (ma non verso l'amante). Forse il lavoro di avvocato divorzista la porta a vedere con distacco professionale questi casi, però voglio dire alla signora De Pace che dovrebbe evitare di sparare giudizi su persone che non conosce ed invece dovrebbe accostarsi con umiltà e rispetto al dramma di questa famiglia, che ,nonostante i suoi consigli non richiesti, non prende nemmeno in considerazione la separazione. Infine voglio dire a Davide, da padre, che la sua lettera mi ha commosso e che auguro alui,ai suoi fratelli e ai suoi genitori che il Santo Natale porti loro un po' di pace, a chi ha fatto torti e a chi li ha subiti, prchè siamo tutti fatti della stessa debole materia umana, ma tutti abbiamo in noi una scintilla di luce divina che non si spegne mai, naenche nella notte più buia. Che quella scintilla torni a brillare nei cuori di tutti voi. Buon Natale, Davide!
Roberto
Ecco i tristi effetti del relativismo etico
Tra ieri e l'altro ieri ho avuto modo di leggere gli articoli di Davide, figlio di un medico fedifrago, che implora il padre di tornare a casa e la risposta "tecnica" e a mio parere poco convincente della Dott.ssa Annamaria Bernardini de Pace. In sintesi nella sua risposta il noto avvocato divorzista (d'altronde non si può chiedere al salumiere di disprezzare il salame che vende) armeggia con tutto il bagaglio professionale per richiamare all'ordine Davide e innalzare a diritto acquisito la facoltà di mandare all'aria la propria famiglia con conseguente definizione della separazione come "rimedio necessario" solo perché si è incontrata una donna, magari più giovane e avvenente della moglie, che, in fin dei conti, "ci sta".
Nell'articolo dell'avvocato vengono elencati o sottintesi, ma non troppo, una serie di diritti, quale appunto quello di separarsi, quello a rifarsi una vita "felice" al di fuori del matrimonio e, in più, si invita il povero Davide a non intervenire in fatti che non lo riguardano (sic!)
Che il relativismo etico sia ormai dilagante è faccenda nota, ma che stia travalicando anche importanti nicchie di sano pensiero cristiano-conservatore, come ritengo sia il mio Giornale, mi sembra un po' troppo!
Questa, purtroppo, sta diventando sempre più la società dei soli diritti, tralasciando il significato del suo contrario: il senso del dovere. In questo caso dovere significa capire l'errore, protrattosi anche troppo a lungo (tre anni) e ricercare le motivazioni interiori per ricostruire prima un rapporto coniugale in crisi e, poi, familiare con i figli.
Ma si può definire nella storia in oggetto egoista la moglie "cornuta" perché non ha il coraggio di chiedere la separazione?
E come dovremmo invece chiamare un padre di famiglia che se la spassa con l'amante, incurante delle sofferenze che procura alla moglie e ai figli? Altruista? Esempio di vita?
Ormai c'è un sistematico ribaltamento dei valori, con la benedizione sociale dei propri "porci comodi", con conseguente relegazione degli impegni civili e giuridici presi ufficialmente (vedi il matrimonio) nel campo degli optional.
Non vorrei buttarla sul personale, ma cosa avrei dovuto fare io quando nel 2005 è nata la mia secondogenita portatrice di handicap e con gravi problemi di salute? La mia vita, come quella di mia moglie, è stata letteralmente stravolta. Dalle serate in pizzeria, alle notti in ospedale; dalle cene con gli amici, alle sedute di recupero in strutture specializzate.
Sarebbe stato facile (ma altrettanto vigliacco) da parte mia dire a mia moglie non voglio continuare con questo calvario, scappo! anche io ho il diritto alla felicità e a godere, alla faccia di tutto e di tutti!
Forza Davide, io sono con te e per te e la tua famiglia pregherò !
P.S.
Wladimiro Rustici
Perugia
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