Diritto di restare in silenzio? Ora si cambia regola

Perfino il commissario Winchester, capo del Police department di Springfield, nel grandioso cartoon dei Simpsons, conosce l’«emendamento Miranda». Infatti quando arresta un «mariuolo» -posto che ce la faccia a uscire dal suo meraviglioso torpore e a darsi una mossa: vedi l’arresto e la cattura di Telespalla Bob al Promontorio della Paura-, la prima cosa che fa è ricordargli i suoi diritti. Primo fra tutti, quello di non rispondere alle domande che gli vengono rivolte, giacché come ogni mariuolo americano sa, dai tempi dell’avvocato Perry Mason, è che le sue parole potranno essere usate contro di lui al dibattimento. E infatti non si è mai visto, da che Hollywood è Hollywood, un delinquente così fesso da darsi la zappa sui piedi parlando a vanvera. È più facile anzi che faccia lo strafottente (pretendendo con un sorrisetto beffardo un avvocato sui due piedi, e rimediando perciò un paio di sberle, come è documentato in un paio di centinaia di film) piuttosto che farsi scucire una mezza ammissione che possa ritorcersi contro di lui. La regola, casomai, è un’altra: negare sempre. Soprattutto l’evidenza.
Sicché non si capisce che bisogno ci fosse di ribaltare una regola così consolidata, e così intimamente acquisita da guardie e ladri in tutti gli Stati dal tempo dei tempi, se non l’essersi resi conto infine che di troppo garantismo, e di troppe tutele offerte ai delinquenti, invece che ai cittadini probi e rispettosi delle regole, si può morire. E che insomma non son più tempi.
Sta di fatto che da oggi, in America, si cambia. Non sarà più il poliziotto a ricordare al mariuolo i suoi diritti, come prevedeva il molto garantista «emendamento Miranda» (il nome viene da una sentenza della Corte Suprema del 1966); ma dovrà essere il mariuolo ad appellarvisi esplicitamente, aprendo il becco, se poi intende tenerlo chiuso. Sembra solo una sfumatura, hanno commentato i «consigliori» delle principali «famiglie» di Denver, di Miami e di Chicago, calcando la voce su quel sembra; ma è una specie di rivoluzione copernicana che ristabilisce i ruoli e la gerarchia delle parti nel processo.
Alla Corte Suprema, sul punto, c’è stata una bella baruffa, finita cinque a quattro a favore della nuova regola. Contraria alla revisione si è dichiarata Sonia Sotomayor, nominata l’anno scorso dal presidente Barack Obama. Secondo lei, con questa decisione verrà stravolto il diritto di protezione dagli abusi commessi dalla Polizia. Tra i voti contrari anche quello del giudice dimissionario John Paul Stevens che verrà rimpiazzato prima dell'estate da Elena Kagan, altra nominata da Obama.
La sentenza è stata emessa dopo che un sospetto, tale Van Chester Thompkins, era stato incolpato di un omicidio. Durante l'interrogatorio, durato circa tre ore, il ceffo se ne era rimasto quasi sempre zitto. In seguito, il tipo aveva detto che il suo silenzio non era casuale; ma un modo plateale di appellarsi all'emendamento Miranda.

Solo che il giudice conservatore della Corte Suprema Anthony Kennedy non l’ha mandata giù. «Thompkins - ha scritto il magistrato nella sua sentenza - non ha detto che voleva rimanere in silenzio o che non voleva parlare alla polizia. Sarebbe bastato invocare i suoi diritti per togliere ogni dubbio».

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