I Pro Pal sotto la sede di Giornale e Libero. Striscioni e minacce ai giornalisti

Un gruppo di manifestanti si è presentato davanti alla nostra sede di via dell'Aprica. Il motivo? Alcuni articoli apparsi sulle nostre testate sulle risposte del Viminale alle presunte infiltrazioni nel partito. Ma l'accusa principale riguarda Israele: "Servi dei sionisti"

I Pro Pal sotto la sede di Giornale e Libero. Striscioni e minacce ai giornalisti
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Un piccolo gruppo di manifestanti si è presentato questa mattina davanti alla nostra sede di via dell'Aprica, che è anche quella dei colleghi di Libero, dopo essersi dati appuntamento nei giorni scorsi per questa mattina. "Contro la criminalizzazione del dissenso e la legittimazione della repressione diciamo di no ai professionisti della menzogna", recitava il volantino diffuso sui social di Potere al Popolo e Cambiare rotta.

Davanti alla sede dei due quotidiani, si sono anche disposte due camionette della polizia. "Continuiamo a mobilitarci, oggi anche a Roma sotto al Mur e domani al Viminale, per pretendere risposte da parte di Meloni, Bernini e Piantedosi e gridare forte e chiaro che queste intimidazioni non funzionano e continueremo ad organizzare una vera opposizione nel paese a questo sistema marcio di cui Il Giornale e Libero sono la perfetta rappresentazione".

I manifestanti hanno esposto striscioni e cartelli con i volti di alcuni giornalisti, tra cui i direttori di Giornale e Libero, Alessandro Sallusti e Mario Sechi. Sopra le foto la scritta "Al servizio della menzogna".



Secondo i manifestanti, i giornalisti di Giornale e Libero "non sono giornalisti, bensì servi del governo Meloni" e "dei sionisti che appoggiano le politiche di Israele e di Netanyahu". Il motivo del presidio sono alcuni articoli apparsi sulle nostre testate in cui si dava conto della ricostruzione del sottosegretario all'Interno Emanuele Prisco, rispetto alle infiltrazioni da parte di alcuni agenti di polizia nelle fila di Potere al Popolo, notizia pubblicata da Fanpage.it. Prisco, fra le altre cose, ha smentito la presenza di infiltrati appartenenti alle forze dell'ordine, sottolineando che si trattava di "attività ordinarie per le forze di polizia". Gli articoli non hanno riscontrato il favore dei militanti, che hanno quindi deciso di organizzare un presidio contro i giornalisti.



"Da “pericolosi sovversivi” siamo improvvisamente diventati “contestatori da operetta” e come argomentazione abbiamo letto solo la ripetizione delle imbarazzanti parole riferite alla camera dal sottosegretario all’Interno Emanuele Prisco – che, tra mille contraddizioni, ha di fatto ammesso e negato, rivendicato e minimizzato, l’operazione di infiltrazione a danno delle nostre organizzazioni", hanno scritto sui social in un lungo post nei giorni scorsi. "Come se, dopo il primo caso di Napoli rimasto senza risposte da parte di governo e istituzioni (ma facendo trapelare “moventi sentimentali”) qualcuno possa davvero credere che cinque neo-agenti, dello stesso corso, tutti e cinque collocati all’antiterrorismo, possano aver preso parte nello stesso periodo all’attività politica della stessa organizzazione in via del tutto casuale e di propria personale iniziativa, in 4 diverse città del paese".

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