
Impegni per oltre 10 miliardi di euro quelli annunciati da Giorgia Meloni nel suo intervento alla sessione plenaria di apertura dell’Ukraine Recovery Conference: “Noi siamo quel popolo che dalle macerie della secondo guerra mondiale ha costruito il miracolo economico. Spero che questa conferenza possa essere il punto di partenza del miracolo economico ucraino. Ogni campanile in Ucraina che ricostruiremo sarà un pezzo di noi stessi e di Europa che ricostruiremo”. Il primo ministro ha spiegato che "investire in Ucraina è un investimento su noi stessi. Quello che accade in Ucraina riguarda ciascuno di noi. Siamo orgogliosi per il risultato che oggi raggiungiamo tutti insieme”. Ma per ricostruire una nazione martoriata dalla guerra non bastano i soldi, ha aggiunto la leader del governo italiano: "Serve il sentimento che hanno dimostrato gli ucraini. Serve l’amore di patria e per la libertà, per senza l’amore di patria tutto il resto perde di senso”.
Allestita al Centro Congressi La Nuvola di Roma, la "Conferenza per la Ripresa dell'Ucraina" è stata co-organizzata dai governi italiano e ucraino. La Meloni ha accolto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, il cancelliere tedesco Friedrich Merz e il premier polacco Donald Tusk. Tra i 5 mila partecipanti circa 100 delegazioni governative e 40 di Organizzazioni Internazionali, incluse le principali banche di sviluppo, 2.000 aziende e rappresentati di autonomie locali e società civile.
Il compito dell'Italia e dei suoi alleati è quello di aiutare l'Ucraina, ha aggiunto il primo ministro italiano, l'obiettivo è scrivere un nuovo capitolo della sua storia: "L’Italia intende su questo giocare un ruolo da protagonista e può farlo. Non solo per la costanza e la chiarezza con le quali si è schierata dalla parte giusta della storia senza tentennamenti, ma anche perché il suo solido tessuto produttivo ha tutte le carte in regola per generare un moltiplicatore di investimenti”. Ma non solo. La Meloni ha sottolineato che “dovremo tenere conto in futuro di chi ha fatto tutto ciò che poteva per impedire le barbarie della Russia e chi non lo ha fatto": "Noi vogliamo lavorare per l’Ucraina per non consentire che della ricostruzione possano beneficiare le entità che hanno contribuito a finanziare la macchina da guerra russa”.
Nel corso delle dichiarazioni congiunte al termine del colloquio bilaterale con Zelensky, la Meloni si è poi soffermata sulla Russia e ha stigmatizzato i recenti attacchi sull'Ucraina. "Confermano ancora una volta quanto poco Mosca sia impegnata a costruire quella pace che tutti quanti insieme sosteniamo. Nessuna disponibilità è arrivata parte russa su nulla", la sua analisi. Il premier ha ribadito pieno sostegno agli "sforzi del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, dell'amministrazione americana che ringraziamo anche per avere i suoi rappresentanti in questa conferenza".
Tornando sulla ricostruzione dell'Ucraina, la Meloni ha tenuto a ricordare il lavoro svolto anche per la sua valenza simbolica umanitaria: "Voglio ricordare particolarmente il lavoro che stiamo facendo per costruire la nuova ala dell'ospedale pediatrico di Odessa.E a proposito della forza simbolica di alcuni gesti, voglio anche ringraziare il ministro della Cultura Alessandro Giuli per aver voluto donare ai governi che sono oggi presenti a questa conferenza la riproduzione dell'antica statua del ‘Pugile in riposo’ che è conservata qui a Roma nel Museo nazionale romano. Una statua che rappresenta un combattente chiaramente segnato da innumerevoli battaglie e che è finalmente a riposo quando la lotta è finita, che però desta chiaramente ammirazione e rispetto in chi guarda. Ed è l’Ucraina che noi guarderemo quando questa guerra sarà finita".
"Abbiamo bisogno di un piano coeso e chiaro di ripresa, simile al piano Marshall, perché dopo un'aggressione su larga scala abbiamo bisogno di una ripresa su larga scala. Noi contiamo sull'Italia che sarà molto attiva su questo percorso" l'intervento di Zelensky, che ha tenuto a ringraziare "il generale Kellogg e i rappresentanti degli Usa che sono qui a Roma": "Dopo ci collegheremo con il premier Starmer e con il presidente Macron e altri 30 leader internazionali, e questo è un messaggio molto importante". "Sono soddisfatta che per la prima volta proprio da Roma anche gli Stati Uniti parteciperanno a questo formato" la sottolineatura di Meloni: "Credo che un segnale chiaro e un chiaro esempio dell'unità con cui continuiamo a lavorare".
"Questa notte la Russia ha lanciato un massiccio attacco combinato durato quasi dieci ore. 18 missili, compresi quelli balistici, e circa 400 droni d'attacco. Si tratta di un'evidente escalation del terrore da parte della Russia. Ciò significa che è necessaria un'accelerazione" aveva evidenziato il presidente ucraino in precedenza su Telegram: "Dobbiamo essere più rapidi con le sanzioni e fare pressione sulla Russia affinché subisca le conseguenze del suo terrore. I partner devono essere più rapidi con gli investimenti nella produzione di armi".
Mosca non è rimasta a guardare. L'evento capitolino è stato stroncato senza mezzi termini dall'ambasciata della Federazione Russa in Italia: "Già il nome scelto per questa iniziativa ben rispecchia la logica cinica e menzognera che viene portata avanti dagli attuali leader dei Paesi occidentali, Italia compresa". E ancora, si legge nella nota: "Anziché fermare la guerra e risolvere le sue cause profonde, è sulle sue conseguenze che essi pongono l'enfasi, mostrando così al mondo intero la loro brama di dominio, la loro avidità e l'ingordigia, per le quali sono disposti a distorcere completamente qualunque realtà di fatto".
Ma non solo: è una giornata ricca di appuntamenti politici a Roma. È in corso nella Capitale la settima edizione del Forum franco-italiano Confindustria-MEDEF, appuntamento per consolidare i rapporti tra le due capitali e veicolare messaggi condivisi ai governi nazionali e alle istituzioni europee. A proposito di Bruxelles, tra gli ospiti dell’evento del Salone delle Fontane anche la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, che ha posto l’accento sulla centralità dei due Paesi nella cornice europea. Italia e Francia sono "due dei motori dell'industria e dell'economia europea” ha rimarcato la leader del governo europeo: “Non molto tempo fa, si credeva che le economie ricche avrebbero inevitabilmente abbandonato la produzione per concentrarsi sui servizi. Ma l'Europa non ha seguito questa strada tanto quanto altre. Il settore manifatturiero rappresenta ancora circa il 16% del valore aggiunto dell'Ue, rispetto a solo l'11% negli Stati Uniti. E sostiene circa 30 milioni di posti di lavoro, più del doppio rispetto agli Stati Uniti".
La von der Leyen s’è detta lieta di aver mantenuto la forza industriale europea, una base inestimabile per il futuro: “Una base per guidare la prossima ondata di innovazione, mentre le tecnologie avanzate rimodellano il nostro modo di produrre. E una base per soddisfare il nostro crescente bisogno di sicurezza in un mondo più ostile, soprattutto in un momento in cui le dipendenze vengono strumentalizzate. E in questo sforzo, Italia e Francia sono in prima linea”.
"Che si tratti di difesa o di energia, state contribuendo a trasformare la strategia industriale europea in realtà, proprio quando ne abbiamo più bisogno” ha proseguito la von der Leyen: “Allo stesso tempo, è chiaro che l'industria europea si trova ad affrontare forti venti contrari. Alcuni provengono dall'esterno: l'impatto di dazi e conflitti, o distorsioni commerciali e catene di approvvigionamento interrotte”. L’ex ministra della Difesa di Berlino ha fatto anche autocritica: “Alcuni li abbiamo creati noi stessi, almeno in parte: dagli alti prezzi dell'energia e dai pesanti oneri normativi. Alla mancanza di capitali e alla mancanza di accesso agli stessi”.
“Dobbiamo difendere i nostri interessi, in un mondo in cui altri fanno esattamente lo stesso, non più vincolati dalle stesse regole” ha ribadito la politica tedesca: “Ma dobbiamo anche guardare dentro di noi e rimuovere le barriere che ci frenano. Quindi, su entrambi i fronti, il mio messaggio oggi è semplice: l'Europa ha capito. E l'Europa è impegnata".