Il dirottatore mancato è un kazako mezzo matto

Milioni di innocui temperini, di forbicine e limette per unghie, e minuscoli coltellini svizzeri sequestrati a innocui cittadini perbene e a svagate casalinghe senza alcuna pietà, neppure davanti alla più toccante mozione degli affetti: «È un ricordo del mio povero papà…», «È una trousse che mi regalò alla cresima la mamma…».
Migliaia di tubetti contenenti creme da barba, e lozioni, e unguenti ingoiati dalla Sicurimi degli aeroporti solo perché esorbitavano la quantità di millilitri ammessa. Tre tubetti di crema da barba, per citare un episodio che lo scrivente conosce da vicino, mai più rivisti dopo essere finiti tra le grinfie di certi fessi in divisa da padreterni solo perché sulla confezione c'era scritto: 100 ml (dunque quantitativo off limits) anche se se erano spremuti per metà! E poi spunta questo kazako con faccia da kazako che a momenti riesce a dirottare un aereo armato di un piccolo coltellino. E tutto questo non su un volo della Mongolia interna o su una tratta in direzione di Lambarenè. Ma su un volo di linea «operato», come dicono loro, dall'Alitalia: il volo notturno da Parigi per Roma.
La cronaca, riassunta dalle dichiarazioni di alcuni passeggeri - quelli delle prime file, giacchè l'azione e la controreazione sono state talmente rapide che chi leggeva un giornale o un giallo nelle ultime file non si è accorto di nulla - è piuttosto scarna. Lunghe invece si profilano le polemiche su un episodio che ha in effetti dell'incredibile, vista l'ossessiva, maniacale attenzione che il personale addetto alla sicurezza di tutti gli scali del mondo dedica ai passeggeri a partire dall'undici settembre e via via rafforzata, dopo ogni tentativo di far saltare o dirottare aerei di linea prevalentemente diretti negli Stati Uniti.
Accade tutto intorno alle 21.30 del giorno di Pasqua, quando il volo AZ 329 ha da poco varcato le Alpi e viaggia nel buio cielo del Piemonte con la prua a Fiumicino. Valery Tolmachev, 48 anni, cittadino kazako con faccia da kazako, nessun precedente penale, nessun legame con la gang internazionale del terrorismo, si alza dal suo posto e con un temperino stretto nella destra affronta una hostess a pochi passi da lui cingendole il collo col braccio sinistro. Dice che vuole andare a Tripoli, forse per vedere l'effetto che fanno i lampi delle esplosioni che proprio in quelle ore producono le bombe dell'aviazione alleata sulla caserma preferita del colonnello Gheddafi. L'uomo ha una faccia strana, è agitato, ride come un ebete, qualcuno dirà che sembrava depresso, altri esaltato, vai a sapere. In un lampo gli sono addosso quattro steward, e a dar loro manforte ecco scattare un altro paio di atletici passeggeri. In un lampo lo sprovveduto è steso a terra. Si cerca del nastro adesivo, qualche cintura per bloccare l'incauto mentre dalla cabina di pilotaggio il comandante e il suo secondo, avvedutisi del trambusto, domandano: «Ma che succede?». E il più spiritoso degli steward: «No, niente, c'era un kazako che voleva dirottarci su Tripoli».
Il signor Tolmachev, si saprà successivamente, è un consigliere della delegazione kazaka all'Unesco (incarico come ognuno capisce che induce noia mortale. E dunque il sequestro, chissà: magari per uscire dal tran tran…). Ignoto invece il nome della hostess, che se l'è cavata con qualche leggera abrasione al collo dovuta a strattonamento.
Fulminea, come si diceva, l'azione degli steward e di alcuni passeggeri che hanno disarmato l'incauto. «Tutto si è risolto in pochi istanti, molti dei passeggeri che erano a bordo non si sono nemmeno accorti di quando stava accadendo», ha raccontato uno dei viaggiatori. Che ha aggiunto: «Il personale di bordo è stato molto bravo, e una volta immobilizzato il dirottatore, ci ha tranquillizzati spiegando che non c'era alcun problema e che il volo si sarebbe concluso senza altri intoppi…». La hostess aggredita ha poi raccontato: «Ho fatto come ci hanno insegnato all’Alitalia: è bastato uno sguardo tra colleghi»
Altri hanno invece confermato lo stato di agitazione del mancato dirottatore. «Si alzava, si sedeva, smaniava. Anche a terra, quand'eravamo in fila al controllo, mi era parso strano Avrei scommesso che lo avrebbero fermato per fargli qualche domanda. Invece zero.

Forse perché era la sera di Pasqua, e il volo era in ritardo. In genere, quando ci sono passeggeri strani, quelli della sicurezza ti fanno passare il classico quarto d'ora che ti strina i nervi, frugando anche fra le setole dello spazzolino da denti».

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