Disabile di 22 anni si dà fuoco per amore

Il rifiuto di una ragazza, l’ultimo dei tanti che aveva ricevuto in una vita breve, appena 22 anni, e piena di ostacoli contrassegnata dalla solitudine alla disabilità, e Ivan si è arreso. Ha creato un miscuglio esplosiva di gas e vernice e ha fatto saltare la stanza. Non è morto subito però. Ha gridato, sono intervenuti i vicini, quattro rimangono anche intossicati, quindi la polizia e il 118 che lo porta in ospedale dove muore nel giro di un paio d’ore.
Una ragazzo tenero e fragile Ivan, tutti gli volevano bene nello stabile di via Zoagli 7 a Quarto Oggiaro. Lo avevano visto crescere, in quell’appartamento al primo di 13 piani di una palazzina Aler. La famiglia si era poi trasferita una decina di anni fa in un altro alloggio fino a quando nel 2008, morta la madre e con il padre ridotto su una sedia a rotella e quindi accolto in una comunità genovese, Ivan era tornato.
Tutti conoscevano le sue difficoltà, determinate dalla sua disabilità, che lo faceva zoppicare vistosamente, e cercavano in qualche modo di stargli vicino. Lui aveva cercato di rendersi più autonomo possibile. Guidava l’auto, una Peugeot, ed era anche riuscita a trovare lavoro in un bar di Malpensa. Qui avrebbe conosciuto una collega che avrebbe tentato di inutilmente corteggiare. «Era depresso perché la ragazza lo aveva rifiutato ed era quindi convinto che sarebbe sempre rimasto solo» conferma Loredana, sua vicina.
La solitudine era il suo spettro, il suo terrore, e quest’ultima delusione amorosa l’aveva prostrato definitivamente tanto che già nelle scorse settimane, raccontano sempre i vicini, avrebbe ingoiato dei farmaci, ma era stato salvato all’ultimo momento. Questa volta Ivan ha pensato di fare le cose per bene, studiando un sistema che non gli avrebbe lasciato scampo. Così l’altra sera verso le 23 è andato in bagno e ha riempito la tazza con uno strano miscuglio di sostanze chimiche e sembra una bomboletta di gas da campeggio. Cosa esattamente sia successo è presto per dirlo, la polizia scientifica ha appena iniziato le analisi, ma all’interno della stanza è rimasto un forte odore di vernice.L’esplosione scuote il palazzo, dalle finestre esce fuoco e fumo denso. Ivan è però sopravvissuto e inizia a gridare. I vicini scendono le scale, si affollano davanti l’ingresso, buttano giù la porta ed entrano nel tentativo di tirarlo fuori da quell’inferno. Niente da fare. Quattro persone rimangono intossicate, una verrà poi assistita sul posto dal personale medico inviato dal 118 e tre saranno invece trasportate all’ospedale di Bollate. Nel frattempo l’allarme rimbalza anche alle centrali operative della polizia e dei vigili del fuoco. I pompieri entrano spengono le fiamme ed estraggono Ivan da un cumulo di macerie fumanti. È ancora vivo.

Viene portato in condizioni disperate all’ospedale Sacco dove muore dieci minuti dopo l’1.
La polizia ha iniziato gli accertamenti di rito, sentendo tutti i vicini e analizzando l’intruglio rimasto dentro la tazza. Solo una formalità, per fugare ogni dubbio.

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