La divina Madonna elogia il triangolo e fa scordare il flop

Venezia «Non si possono fare foto. O la smettete subito o la conferenza stampa finisce qui». Peccato che l’affollatissimo incontro di Madonna con i giornalisti non fosse neanche iniziato che immediatamente, a oscurare gli innocui scatti di qualche telefonino, è arrivato il nervoso annuncio della moderatrice Giulia d’Agnolo Vallan (uno dei sei consulenti alla selezione del direttore Müller). Ma così ha voluto la stella planetaria Louise Veronica Ciccone che non ha problemi a rubare il nome alla Vergine (è arrivata anche in abito quasi monacale con croce al collo) ma è riluttante a mostrare agli obbiettivi non professionali i suoi 53 anni compiuti lo scorso 16 agosto mitigati dall’aiutino dei «tagliandi» effettuati presso il chirurgo plastico.
È iniziata così la giornata dell’ex «Material Girl» il cui arrivo alla Mostra per presentare fuori concorso l’estetizzante W.E., il suo secondo film da regista sulla celebre love story tra Edoardo VIII e Wallis Simpson (ma il titolo gioca anche con la parola «Noi»), è stato preceduto dal solito avvicendarsi delle notizie sui suoi capricci da star a partire dai cinque hotel prenotati per sviare fan e paparazzi (alla fine - udite, udite - ha scelto il Bauer a Venezia). E per non smentire la sua fama d’icona provocatoria, alla domanda se rinuncerebbe al suo trono mediatico per amore, pensando di épater le bourgeois sulla sua presunta bisessualità, ha così risposto: «Per chi? Per un uomo? Per una donna? Ma perché limitarsi se posso averli entrambi... anzi tutti e tre?».
Ecco, a questo punto il rischio che il personaggio Madonna avrebbe potuto mettere in secondo piano il suo stesso film è diventato una certezza. Aiutato molto anche dal fatto che W.E. qui al Lido non è piaciuto proprio a nessuno. «Una Madonna che non vi immaginate», così aveva presentato il film fuori concorso il direttore Müller annunciando il programma della Mostra qualche settimana fa. E infatti nessuno si prefigurava che la «montagna» Madonna partorisse un «topolino» del genere visto che la rockstar, non più di due anni fa, aveva invece convinto quasi tutti con la sua pellicola d’esordio, Sacro e profano. Ma quella era una commedia. Ora Lady Ciccone si avventura nel genere melodrammatico con il complesso racconto d’epoca della storia d’amore tra Edoardo VIII (interpretato da James D'Arcy) e la divorziata Wallis Simpson (Andrea Riseborough) che ha portato all’abdicazione nel 1936 dell’erede al trono del Regno Unito in favore del fratello un po’ balbuziente (la cui storia è stata recentemente raccontata nell’interessante Il discorso del Re). Non contenta, Madonna mette in relazione il passato storico con il presente di un’odierna Wallis (Abbie Cornish), un’altoborghese newyorchese che curiosamente vive nel mito della sua omonima, alle prese con un difficile matrimonio e una voglia di maternità negatagli dal marito psicanalista un po’ debosciato. Così tra immagini superpatinate, sontuose e barocche, spot di Cartier, Chanel e Sotheby’s si dipana un film che riesce anche a toccare punte di ridicolaggine quando la Wallis di oggi andrà a letto con un custode della famosa casa d’aste descritto come «un intellettuale russo ridotto a fare il sorvegliante».

Il quale infatti, come tutti gli immigrati, vive in un loft molto modaiolo con tanto di pianoforte che suona naturalmente come un maestro e nella libreria conserva ben esposta una copia di Lettere a un giovane poeta di Rilke. Insomma un guazzabuglio con due film che non s’incontrano mai diretto da chi forse ha perso da un po’ il contatto con la realtà.

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