Il divino del tennis cede e si difende: «Contro di me Rafa gioca meglio che con gli altri...»

Il divino del tennis cede e si difende: «Contro di me Rafa gioca meglio che con gli altri...»

Girando per il mondo di internet a volte si trovano amicizie inattese. Così, il giorno prima l’Ennesima Sfida, su Facebook Gabriella - amica di tennis - professava il suo favore per Nadal ma l’impossibilità di tifare contro Federer: «Sono due grandi campioni. E poi Roger è in forma stratosferica e secondo me è il favorito». Già, Gabriella: ma dove la mettiamo la testa? Così è stato, insomma, e alla fine il decimo Nadal-Federer in uno Slam è finito come altre otto volte, ovvero con il lento e inesorabile suicidio tennistico del più Divino del mondo. Perché ognuno di noi, anche se migliore di tutti, dentro di sé ha il suo lato oscuro. E Rafa, di solito, tira sempre da quella parte.
E allora, il ventisettesimo episodio della rivalità del tennis più bella di tutte (che ora è 18-9 per lo spagnolo), è stato un match già visto: Federer che gioca il suo gioco migliore e che parte col turbo, Nadal che sgretola piano piano tutte le certezze dell’amico-nemico e con Vittorio - altro amico di tennis ma questa volta su twitter - che dopo il 7-6 del primo set per Roger commentava così: «Il fatto che abbia giocato alla grande ma abbia vinto il primo solo al tie-break potrebbe essere un dato preoccupante». Lo è stato.
Nadal che vince in quattro set e in rimonta è un dejà vu negli occhi del grande campione, uno sguardo che si abbassa e che si spegne verso un finale a cui non serve ribellarsi: è vero infatti che Federer, anche sull’orlo del baratro, ha avuto le sue occasioni per rientare in partita (la rimonta da 1-6 a 5-6 nel tie-break del terzo set, le palle break sul 4-5 del quarto), eppure - chissà perché - sembrava tutto un miraggio, solo lo scatto d’orgoglio di chi quel lato oscuro non riesce proprio a cancellarlo. E in fondo Nadal-Federer è sempre stato così: nei momenti belli e anche ora, quando l’età di uno e il fisico dell’altro non sono più quelli di una volta.
E così, alla fine, del 6-7 6-2 7-6 6-4 finale sono i numeri a parlare: Federer ha commesso 63 errori non forzati in tutto il match con 36 diritti andati a ramengo. E quando i fuochi d’artificio dell’Australian day hanno fermato il match per oltre dieci minuti (succede solo nell’altro mondo), al rientro il parziale è stato di 11 punti a 0 per Rafa, e quindi non è solo una questione fisica. Qualcuno ha detto e scritto che a Roger sono mancate le gambe in un match durato 3 ore e 42 minuti: ma nel tennis oltre le gambe c’è di più.
La prova? Basta sentire Roger alla fine: «Non so perché, ma Rafa quando mi affronta gioca sempre il suo tennis migliore, di sicuro di più di quando gioca contro altri. Ha un piano che contro di me funziona sempre. Problemi con il diritto? Io non la vedo così. E comunque stare due set a uno sotto contro di lui e dover rimontare non è la cosa peggiore della vita: se lo fosse starei nello sport sbagliato». Twitta, riassumendo, l’amico (ed esperto) Vincenzo: «Gli errori sono errori. Per il resto chiedete al Dottor Freud».


Ed è così, cara Gabriella, perché se è vero che magari poi Nadal riuscirà a battere anche uno tra Djokovic e Murray (appuntamento questa mattina), basta andare nell’altro tabellone - quello femminile - per vedere che la sfida che assegnerà domani il torneo è tra la prevista Azarenka (nuova numero uno del mondo in ogni caso) e una certa Maria Sharapova. Che non sarà simpatica come Roger, non avrà il suo tocco e sicuramente non ha il suo fisico immacolato. Ma di sicuro nella vita, e nel tennis, ha qualche certezza in più. E nemmeno un lato oscuro.

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