Divorzi e coppie miste, salta l’intesa europea

I ministri della Giustizia riuniti a Praga per decidere sulla "cooperazione rafforzata" in materia di affidamento di figli nati da genitori con diverse nazionalità: tra i promotori c’è l’Italia. Il "no" della Svezia

Divorzi e coppie miste, salta l’intesa europea

L’Unione cerca coesione sulle coppie che si spaccano. Non è un gioco di parole, ma l’agenda all’ordine del giorno dei ministri della Giustizia di dieci Paesi membri Ue riuniti in queste ore a Praga. Anche se la sensazione è che tutto, ancora una volta, si concluda con il più classico dei «nulla di fatto». Pure in materia di divorzi il Vecchio Continente si presenta a due velocità: la Commissione europea e diversi Stati si oppongono alla proposta, a cui ha aderito anche l’Italia, di una «cooperazione rafforzata» per rendere meno burocratiche e favorire l’accordo tra i genitori nelle contese sui figli in affidamento.

«I tempi non sono ancora maturi – ha commentato il commissario Ue alla Libertà e Giustizia, Jacques Barrot. Dieci richieste di riforma non sono sufficienti in un Unione a 27: il rischio è di ottenere un diritto di famiglia troppo frammentato». Cauta la presidenza di turno, la repubblica Ceca per bocca del ministro della Giustizia locale Jiri Pospisil: «Vediamo che cosa succede, noi stiamo alla finestra».

E alla finestra da decenni sono i coniugi europei provenienti da differenti nazioni, in attesa che si sblocchi la questione degli affidamenti nel diritto transnazionale. La cooperazione rafforzata è uno strumento previsto dal Trattato di Nizza che consente ad almeno otto Stati membri di procedere da soli in merito a questioni di primaria importanza. In questo caso, a pesare è il veto della Svezia, assolutamente contraria all’applicazione di leggi di altri Paesi in casa propria per regolare divorzi di coppie miste e conseguente affidamento dei figli. «Il divorzio è una legge fondamentale e non vogliamo norme estere che possano penalizzare le giovani svedesi», controbatte il Guardasigilli di Stoccolma.

La proposta di cooperazione porta, appunto, il nome di Roma III: in estrema sintesi consiste nel dare la possibilità a genitori di nazionalità diversa quale foro di giurisdizione scegliere in caso di divorzio o separazione legale, per decidere l’affidamento dei figli. Materia spinosa e alquanto composita.

Basti notare che alcuni ordinamenti europei (vedi quelli di Cipro e Malta) non contemplano una legge sul divorzio, mentre dall’altra parte il Belgio ha tra le sue leggi una di fresca adozione che regola il matrimonio tra omosessuali. Così risulta più semplice comprendere perché secondo i Trattati dell’Unione ogni decisione che riguarda la famiglia vada presa all’unanimità dei Paesi europei. Allo stesso modo, lo stallo è assicurato.

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