IL DIZIONARIO DI IRENE BRIN Com'è inelegante salutare con «tesoro!»

CAPPELLO In genere, gli uomini non portano cappello. Se lo portano, devono toglierlo spesso: in ascensore, in un qualsiasi negozio, in un qualsiasi locale pubblico, ogni volta che incontrano una signora e si fermano a far due chiacchiere con lei (ma la signora insisterà perché «si copra»), e devono, inoltre, sollevarlo leggermente se chiedono un’informazione ad un altro passante, o se il passante la chiede loro; se sorpassano qualcuno lungo una scala; se urtano qualcuno e devono scusarsi.

CAPRICCI Non fate capricci, dai quattro anni in poi. Né quelli falsi, che consistono nelle smorfiette per le donne e nelle emicranie per gli uomini: le bizze minuscole, intese ad apparire interessanti, a farsi amare di più. E nemmeno i grossi capricci che mirano alla conquista del brillante o alla disorganizzazione di una serata; quei tremendi capricci di una moglie contro il marito, davanti ad estranei; quelle parole sibilate, quelle occhiate dure, quei sorrisi rancorosi. Non otterrete nulla leticando in presenza di terzi, avvelenando l’atmosfera generale, e vi renderete colpevoli di cattivissima educazione. Bisogna sapersi dominare, sempre e, se ci si sente incapaci di questa autodisciplina, tanto vale fingere angelicamente di svenire, per venir subito eliminate dalla scena ed evitare sbagli anche peggiori.

CARISSIMA (O CARISSIMO) È il modo, generalmente, di salutare qualcuno quando non ci si ricorda con esattezza il suo nome. Evitate quindi un’esagerazione di cui nessuno vi sarà grato. E non dite nemmeno «tesoro» a chi non considerate strettamente tale: «Tesoro, sii un tesoro, e passami quel tesoro del tuo portasigarette», è una frase comune; ma spaventosa. Abolite, se potete, le «stelle d’oro», gli «amore santo» ed anche gli «illustre!», i «bellezza!». Siate semplici, e cercate di rammentare, con esattezza, che l’avvocato si chiama Alberto Maineri e non Alfredo Mambretti: sfumature, direte voi, ma l’avvocato, scioccone! ci tiene proprio tanto.

CELEBRITÀ Non date la caccia alle persone celebri. In genere, vivono tra richieste di autografi e di spiegazioni e di biglietti gratuiti; quindi gridando: «Maestro, mi firmi il suo ritratto!», o: «Perché, perché ha fatto finire male il suo ultimo romanzo?», o: «Signora, sia buona, mi faccia avere una poltrona per la sua serata d’onore», vi cataloghereste subito tra gli Ammiratori Noiosi. Evitate anche di figurare tra gli Ammiratori Catastrofici, quelli che confondono Toscanini con De Sabata e Silvana Pampanini con Franca Marzi. Se vi interessano davvero, parlate loro con sincerità, con semplicità: dite l’impressione che vi fece ascoltarli (o leggerli o vederli) in quella particolare circostanza, il conforto che avete avuto da loro. Ve ne saranno gratissimi.

CENSURA Chi, nella conversazione, ingenuamente voglia apparire spregiudicato, condannerà la costrizione esercitata da un qualunque potere vigente (politico, religioso, conservatore) sulla letteratura e le arti figurative. Chi, furbo, voglia veramente creare sensazione, approvi la censura per un motivo qualunque: in nome del buon gusto, ad esempio, o di una superiorità intellettuale.

CHIAREZZA Siate cristallini al telefono, per lettera, di persona. «Caro ingegnere, mia moglie ed io saremmo felici di averla a colazione in casa nostra martedì 25 corrente, ore 14; lei ricorda, certo, che non abitiamo più in Via Paisiello, ma in Via Buonarroti. Prenda in Piazza Dante il filobus 135 e scenda alla fermata di Piazza Bernini. Grazie ed arrivederci». «Lisa, mi hai detto che volevi leggere l’ultimo lavoro di Peyrefitte, eccotelo, te lo avrei regalato tanto volentieri, ma non posso perché è l’esemplare che mi ha mandato Peyrefitte stesso». «Vogliamo pranzare insieme domani sera al ristorante del Falchetto? Desidero festeggiare mia nipote, appena arrivata dalla provincia, e vi sarò grato se, accettando la mia ospitalità, mi aiuterete a divertirla».

CINISMO Utile soltanto se usato a dosi minime, o massicce. Si può essere cinici come Marlene Dietrich che, avvolgendosi nei fumi della sigaretta annuncia, leggermente, di diffidare degli uomini, ma si sottintende che spera ancora moltissimo. O si può essere cinici come Cyril Connolly, che condanna tutto e tutti, in massa. Per la signorina Dietrich ed il signor Connolly si tratta di un cinismo funzionale, da sfruttarsi in cento film e duemila saggi letterari. Nella vita privata è bene abituarsi ad un moderato cinismo, che vi eviterà le delusioni: ma è male abituarsi ad un cinismo eccessivo, che, togliendovi la fiducia nel prossimo, vi toglierà anche la possibilità di lavorare serenamente e collaborare cordialmente.

CLIMA Non lo sottovalutate e non lo fraintendete. Ci sono uomini che grondano sudore, cedendo al malumore ed alla fiacca, diventano brutti e cattivi, ripetono ostinatamente di adorare l’estate: questo perché, vent’anni fa, qualcuno li definì Nature Solari. E ci sono donne che trascorrono in casa mesi e mesi, rovinandosi lo stomaco e conquistandosi l’insonnia per mancanza di esercizio, pur di non affrontare i rigori dell’inverno: questo perché qualcuno, vent’anni fa, le paragonò alla Primavera di un pittore qualunque. Il signore accaldato dovrebbe passare i mesi estivi nei paesi nordici: non in vacanza, certo, ma sistemando i suoi affari. E la signora dovrebbe calzare galoches e impermeabili, scoprendo i piaceri del maltempo. È assurdo accettare la direzione di un tabacchificio a Cuba, se, oltre i 25 gradi, si traspira e si sbuffa. Ed è assurdo rifiutarsi, senza conoscerle, le delizie della pioggia.

COLORE Abbiate uno schema di colore per il vostro appartamento, per il vostro guardaroba, per le vostre emozioni. Voglio dire che due giovani sposi, mettendo su casa, dovrebbero decidere di aver tutte le pareti bianche e tutte le poltrone, divani, copriletti, tendoni, tappeti di feltro, o rossi o blu in modo da poterli spostare come e quando credono. E un uomo modestamente elegante dovrebbe basarsi sul grigio della flanella, sul marrone delle scarpe, sul bianco delle camicie, con un minimo di fantasia destinato alle cravatte. E una donna economicamente accurata dovrebbe scegliere il blu (se è bruna e grassa) o il beige (se è bionda e magra). E tutti quanti imparino ad usare l’accento imprevisto di un pullover giallo, di una sciarpa viola elettrico, di un panneggio dorato: raramente, drammaticamente.

COME STA? Domanda superflua e meccanica cui bisogna rispondere regolarmente «benissimo». Il bollettino della nostra salute non interessa nessuno e tanto meno chi ce ne chiede così convenzionalmente notizie.

CONFORMISTI Sono sempre più frequenti e sempre più insopportabili, in qualsiasi campo. La genìa più comune e più irritante è quella mondano-intellettuale-poliglotta, quella che adora la Russia, studia il russo, dichiara l’America scaduta e l’Europa imputridita. Non fa sport, ma adora le villeggiature scomode. Si ostina a credere nel cinema d’avanguardia. Ammette solo l’arte astratta. Il Conformista può condurvi alla follia in dieci minuti di conversazione, perché «corregge» la vostra pronuncia, le vostre opinioni ed i vostri gusti. Perché adora ogni specie di «gergo», quello scientifico, e si esprime in formule; quello intellettuale, e si esprime in assurdità; quello mondano, e si esprime in eresie. Il Conformista adora le «abbreviazioni», e non tanto quelle di uso corrente, la Fao o l’Onu, no, lui si specializza in sigle indecifrabili, che voi non capirete e che gli consentiranno di guardarvi con rinnovato disprezzo.

CONO GELATO O GELATO DA PASSEGGIO Com’era prevedibile, la mia esperienza in materia è indiretta: non ho mai mangiato, né mai mangerò, un gelato da passeggio. Vorrei non doverli neppure ritrovare in umide, collose tracce, sul volto dei miei nipotini o sulle spalliere delle mie poltrone. Vorrei anche che chi passeggia con un gelato lo trattasse riguardosamente ed evitasse ogni leziosità ambigua. Vorrei che non producesse rumore alcuno, non si leccasse le dita poi e non porgesse infine una mano appiccicosa.

CORAGGIO Elemento indispensabile a qualsiasi carriera, materiale o morale. Non sarete promossi se non avrete il coraggio di manifestare, quando sia necessario, opinioni opposte a quelle dei superiori. Non vi sposerete se non avrete il coraggio di dire la verità a chi amate, in tempo, per tempo, nel tempo. E non vi stimerete se, guardando nel vostro passato, scoprirete di aver vissuto con vigliaccheria, reticenza e noia.

CORONE NOBILIARI Addirittura soppresse, per me, dagli oggetti di uso corrente. Niente coroncine di strasse sulla borsetta, niente coroncione di brillanti sul vestito da ballo. È giusto, certo, che una sposa di grande famiglia porti nel giorno delle sue nozze il diadema di una prozia imperatrice, come fece la figlia del duca d’Alba. È giusto che una vecchia signora porti la complicata breloque vittoriana - coronatissima - ereditata da una madre elegante al tempo di Vittoria Regina. Ma non è giusto, attualmente, ordinarsi una cerniera per borsetta araldica o una cintura decorata così. Passi per i biglietti da visita: qui si tratta di spiegazioni, oserei dire di informazioni: «Come altri è avvocato, io sono marchese». Ma perché si debba rivelare ai passanti, utilizzando una clip puntata sul cappello, di esser baronesse, è cosa di cui non riesco a capacitarmi.

CRONACA MONDANA Accettatela, dal momento che esiste e che la vostra disapprovazione non la farebbe abolire. Generalmente i giornali affidano queste cronache a giovinetti ambiziosi, ma del tutto inesperti, o a zitelle coscienziose, ma del tutto miopi e distratte. Naturalmente, rifiutandovi di riceverli al vostro cocktail-party, vi attirerete la loro antipatia, che può essere pericolosa. Charles Beistegui, che nell’estate 1951 diede un grande ballo a Venezia, trascurò questa preoccupazione suprema: trattar bene i cronisti mondani, tranne i due o tre rappresentanti di grandissime riviste americane. Attirò così su di sé, e sul capo dei suoi amici, stravaganti invenzioni di giovinetti, calunnie di zitelle, sciocchezze generali.

Considerate i cronisti mondani comuni lavoratori e aiutateli cortesemente, senza piaggeria, né disprezzi. Accettate di farvi fotografare da loro durante un ricevimento nuziale, ma non assumendo pose drammatiche.
(3. Continua)

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