Le dolci Veneri di Luca Cambiaso

Le dolci Veneri di Luca Cambiaso

«Luca, Luce dell’arte...» lo invocava nel 1619 il poeta Giovan Battista Marino in un sonetto della sua Galeria. E che Luca Cambiaso, pittore genovese vissuto dal 1527 al 1585, fosse una vera «luce dell’arte», per la bravura e la luminosità della sua pittura, lo dimostra la grande e bella mostra in corso a Genova, nelle due sedi di Palazzo Ducale e Palazzo Rosso. Ad oltre cinquant’anni dall’ultima rassegna dedicatagli, la città lo ripropone con oltre duecento opere tra dipinti, disegni, arazzi, sculture (catalogo Silvana Editoriale).
Luca Cambiaso, pittore di sottile sensibilità, vive un momento particolare della storia genovese ed europea. Quello in cui l’aristocrazia cittadina, affermata in campo internazionale, sottolinea la nuova egemonia con un eccezionale sviluppo edilizio di ville e palazzi. Ma anche il passaggio cruciale di ogni forma artistica, a metà Cinquecento, dal Rinascimento all’età della Controriforma. Due fatti che influenzano fortemente lo stile e l’iconografia del pittore, che affronta nella sua intensa attività tutte le tematiche, sacre e profane, con un sottile erotismo, sempre contenuto da una solo apparente obbedienza ai dettami della Controriforma.
Gli esordi sono accanto al padre Giovanni, pittore, nella decorazione del palazzo di Antonio Doria (ora Palazzo della Prefettura). Per ricordare lo stretto legame tra padre e figlio, la mostra si apre con il suggestivo Autoritratto di Luca Cambiaso in atto di dipingere il ritratto del padre nel suo studio, un’opera sobria e affascinante realizzata verso il 1570, quando Luca si era ormai affermato. La formazione avviene in ambiente genovese, con lo studio di cartoni e disegni di Michelangelo, Perin del Vaga, Beccafumi, Pellegrino Tibaldi, maestri presentati con dipinti e disegni nella seconda sala. Comincia così un ricco e ben studiato itinerario, cronologico e tematico, che conduce lungo tutta l’attività, dal periodo giovanile a Genova al finale in Spagna, dove Cambiaso si trasferisce nel 1583, chiamato da Filippo II, e dove muore all’Escorial nel 1585. Vari nuclei illustrano l’evoluzione di temi come l’Adorazione dei Magi e dei pastori, la Madonna col Bambino, i Notturni, gli Ecce Homo, le Carità, le pale d’altare, i dipinti mitologici e profani, la decorazione ad affresco.
Le Adorazioni dei pastori, dei Magi, la Natività, soggetti costanti in Cambiaso, riflettono tutti i passaggi stilistici e culturali, dal gigantismo michelangiolesco dell’Adorazione dei Magi della Galleria Sabauda di Torino, degli inoltrati anni Quaranta, all’Adorazione dei pastori della Pinacoteca milanese di Brera, dei primi anni Cinquanta, trasformata in una visione di luce, sull’esempio di Correggio. E ancora, dall’Adorazione dei Magi di Pontremoli, che si articola in un sempre maggiore spazio al Presepe del santuario genovese di San Francesco da Paola, in cui ai pastori vengono sostituiti i tre santi Giovanni Battista, Bartolomeo e Francesco da Paola, sino alle scene notturne che anticipano il Seicento. Lo stesso iter emerge dalle bellissime Madonne con il Bambino, Sacre Famiglie, complesse pale d’altare o semplici quadri per la devozione privata, con volti sempre più umani, tessiture cromatiche sempre più dense e luminose, gesti sempre più espressivi e dinamici, che precorrono il Barocco.
Il tema di Venere e Adone, ad esempio, è stato trattato con la stessa frequenza dei soggetti sacri, con lo stesso slancio. Nella tela della Galerie Canesso di Parigi del 1565 circa, una morbida, bianca e tornita Venere si abbarbica ad Adone, seguendo nell’iconografia il racconto delle Metamorfosi di Ovidio. I due corpi scolpiti dalla luce in un’atmosfera elegiaca, ispirati a Veronese e Correggio, influenzeranno persino Rubens. Maddalene, Lucrezie propongono un tipo femminile generoso e inquietante, che doveva far felici i committenti. La tela con Diana e Calisto, della Sabauda di Torino, descritta nel 1780 da Carlo Giuseppe Ratti come «un bagno di Diana con molte figure», decorava il salotto di Palazzo Spinola in Strada Nuova. Il dipinto che anticipa il Bagno turco di Ingres, mostra la ninfa Calisto, cacciatrice compagna di Diana, posseduta da Giove e rimasta incinta, viene cacciata dal bagno delle ninfe. Ancora più spregiudicato, per i tempi, il quadro dello stesso soggetto di Kassel, con una algida Diana, nuda e di spalle, che punta il dito contro la povera Calisto, gravida e addolorata, che cerca di nascondere il misfatto sotto una veste tirata da tutte le parti dal bel gruppo di tonde e bianche ninfe.

Il gesto moralizzante di condanna della bella Diana accentuava, anziché velare, la sensualità dell’immagine.
mtazartes@tele2.it
LA MOSTRA
«Luca Cambiaso. Un maestro del Cinquecento europeo», Genova, Palazzo Ducale e Palazzo Rosso, sino all’8 luglio. Informazioni: 010. 5574064/65.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica