Domani il Cav parla alla Camera Napolitano: "Indichi la soluzione"

Dopo lo scivolone alla Camera, il capo dello Stato chiede al premier e al parlamento di verificare la tenuta della maggioranza. Convocato il Cdm, il premier prepara il discorso che farà domattina alla Camera: "Ora non possiamo permetterci una crisi". Le opposizioni diserteranno il discorso di Berlusconi e non presenzieranno in Aula. Fini al Quirinale prova a forzare la mano. Ma Napolitano: "Berlusconi trovi la soluzione"

Domani il Cav parla alla Camera 
Napolitano: "Indichi la soluzione"

Vuole garanzie. Le ha già chieste ieri a Silvio Berlusconi in persona. Per il momento non chiede le dimissioni, ma preme perché il Paese abbia stabilità politica. All'indomani del pasticcio fatto dalla maggioranza sul Rendiconto, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano torna a interrogarsi sulla tenuta di quella maggioranza di governo che si è ricomposta nel giugno scorso con l’apporto di un nuovo gruppo: "Bisogna verificare che questa sia in grado di operare con la costante coesione necessaria". Da qui l'appello al presidente del Consiglio affinché dia "una risposta credibile" in un momento politico in cui l'Unione europea chiede all'Italia coesione e stabilità per meglio affrontare la crisi economica. Così, dopo aver convocato il consiglio dei ministri già per domani, Berlusconi sta lavorando con i suoi più stretti collaboratori per limare il discorso che farà domani mattina alla Camera. Dovrebbe essere un intervento breve. Il Cavaliere pensa di far leva sulla crisi economica per spiegare che non ci si può permettere ora di fare un nuovo governo. Una crisi in questo momento sarebbe da irresponsabili.

Fin ad ora Napolitano ha sempre preso atto della convinzione espressa dal governo e dai rappresentanti dei gruppi parlamentari che lo sostengono che la maggioranza è solida. D'altra parte reiterati voti di fiducia hanno confermato l'appoggio all'esecutivo sia a Montecitorio sia a Palazzo Madama. Tuttavia, ieri, è venuta a mancare l'approvazione, da parte della Camera, dell’articolo 1 del Rendiconto generale dell'amministrazione dello Stato. Il capo dello Stato non si limita a sottolineare quest'ultimo punto, ma sottolinea anche che negli ultimi tempi si sono manifestate "acute tensioni in seno al governo e alla coalizione, con le conseguenti incertezze nell’adozione di decisioni dovute o annunciate". Per il titolare del Quirinale, questi due punti "suscitano interrogativi e preoccupazioni i cui riflessi istituzionali non possono sfuggire". Da qui la necessità di andare a fondo sulla capacità della maggioranza di "operare con la costante coesione necessaria" e, quindi, "garantire adempimenti imprescindibili come l’insieme delle decisioni di bilancio e soluzioni adeguate per i problemi più urgenti del paese, anche in rapporto agli impegni e obblighi europei".

L'appello del Colle è diretto sia a Berlusconi sia al parlamento. Già ieri, al vertice di maggioranza, il premier avrebbe già indicato i punti fondamentali su cui chiederà la fiducia in parlamento. In particolare, il premier traccerà una sorta di road map da qui alla fine della legislatura. A quanto pare, il Cavaliere annuncerà il decreto sviluppo per superare l’emergenza economica del momento per poi assicurare che entro il 2013 saranno attuate le riforme promesse: fisco e giustizia e, quelle istituzionali, compresa la legge elettorale. Si tratterà, insomma, di un programma di fine legislatura che stavolta dovrà avere l’imprimatur di tutti. Un modo, quindi, per mettere con le spalle al muro soprattuto i "malpancisti" di turno. Berlusconi dovrebbe presentarsi domani a Montecitorio.

Le opposizioni non presenzieranno in Aula al discorso del premier. "I gruppi parlamentari di opposizione non saranno presenti in aula durante le comunicazioni del presidente del Consiglio e non parteciperanno al successivo dibattito per non essere complici di una situazione che è ormai intollerabile". Questa la decisione presa questo pomeriggio dai capigruppo di tutti i partiti di opposizione, in una riunione cui hanno partecipato Pier Ferdinando Casini, Dario Franceschini, Massimo Donadi, Benedetto Della Vedova, Giorgio La Malfa, Pino Pisicchio, Bruno Tabacci, Daniela Melchiorre e Italo Tanoni. "Il governo è incapace di dare risposte alle questioni economiche e istituzionali che sono aperte, dalla presentazione di provvedimenti urgenti per l’economia alla nomina del governatore della Banca d’italia", hanno sottolineato.

A questa decisione della minoranza il leader della Lega Umberto Bossi replica con una battuta: "L'importante è che non vengano nemmeno a votare, così abbiamo risolto il problema".

Nel pomeriggio il presidente della Camera Gianfranco Fini si è recato al Quirinale dopo che le opposizioni gli hanno chiesto di esporre al presidente della Repubblica le ragioni secondo cui non è possibile procedere alle comunicazioni del presidente del Consiglio dopo la bocciatura dell’articolo 1 del rendiconto 2010.

Anche al leader del Fli il capo dello Stato ha ribadito la convinzione che tocchi a Berlusconi indicare alla Camera nell'intervento di domani mattina la soluzione da intraprendere. "Sulla sostenibilità della soluzione - ha concluso il capo dello Stato - sono competenti a pronunciarsi le Camere e i loro presidenti".

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