Se non fosse stato per il grave infortunio occorso a David Villa (frattura della tibia sinistra ed Europei a rischio) molto probabilmente non si sarebbe neppure parlato del Mondiale per Club edizione 2011. La nuova formula, in auge dal 2005, che mette di fronte in uno sconclusionato minestrone il meglio (o peggio) delle squadre dei cinque continenti, non convince e non appassiona. La finale di domenica (12.30 italiane, a Yokohama arbitra l'uzbeko Irmatov), scontatissima, vedrà il Barcellona opposto al Santos di Neymar. La resistenza di qatarioti, tunisini, australiani, giapponesi e messicani si è frantumata contro lo scoglio insormontabile della miglior squadra europea e sudamericana. Come da pronostico. Tant'è che si invoca da più parti un ritorno all'antico. Quando ai tempi dell'Intercontinentale tensioni, passioni e agonismo si consumavano in una notte. O al massimo, come chiede qualche innamorato del calcio di un tempo, riproporre la doppia sfida che rievoca match da sangue e arena come Estudiantes-Milan o Racing Avallaneda-Celtic Glasgow, risolte dopo scazzottate memorabili.
La cronaca dell'evento non offre particolari spunti. Detto dell'infortunio di Villa, che per altro non rientra più da tempo nei piani di Guardiola, il Barcellona ha giocato al gatto col topo giovedì contro i qatarioti dell'Al Sadd (4 a 0). Un po' più impegnativo il Kashiwa Reysol per il Santos allenato da Muricy Ramalho. Ma alla fine i "Meninos di Vila Belmiro" hanno liquidato i giapponesi con le reti di Neymar, Borges e Danilo.
Finale aperta ad ogni risultato, con un Barcellona memore della figuraccia del 2006, quando contro ogni pronostico venne sconfitto 1 a 0 (gol di Adriano Gabiru proprio a Yokohama) dall'Internacional di Porto Alegre che schierava un giovanissimo Pato.
Dopo gli sfarzi degli Emirati Arabi e la candidatura di recente avanzata dalla Cina, è la tecnologia del Giappone ad aver ancora avuto la meglio. Il torneo per il 2012 non cambia sede, ma, purtroppo, neppure formula.
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