Elsa Airoldi
Quando alla fine di ottobre, senza fiato a furia di inseguire bacchette sostitute, nomi di sovrintendente, direttore artistico, direttore musicale, presidente della Filarmonica, addetto stampa... e ferita a morte dai tagli del Fus, la Scala ha riaperto le porte della sua stagione sinfonica, ci siamo trovati a tu per tu con Kazushi Ono. Un giapponese sui quaranta, sconosciuto ma non troppo. Le credenziali più forti venivano da Torino, dove aveva diretto nella sacra mecca del Lingotto una prima assoluta di Salvatore Sciarrino. Ma si parlava con ammirazione anche di una sua Elektra e dellaltrettanto felice Frau ohne Schatten. Teatro della sue imprese la Monnaie di Bruxelles dove nel 2002 aveva sostituito Antonio Pappano come direttore musicale. Dalle nostra parti, dove il coté contemporaneo contava già la prima della Ballata di Luca Francesconi, era arrivato primo al Toscanini e stato assistente di Delman. Mentre Chailly pensava a lui per il nuovo corso della Verdi. Allinizio della vicenda di Kazushi cè un padre ingegnere che torna a casa con il disco dellEroica e il figlio, tre anni, che salta per casa battendo il tempo con le bacchette di riso. È fatta.
Kazushi studia musica, dirige un'orchestra professionista, sale sul podio della Filarmonica di Tokyo, diventa direttore stabile a Zagabria. Uno dei cuori della tradizione mitteleuropea. Dopo il diploma si perfeziona con Bernstein, Patané e Sawallisch. Quindi, con nipponico rigore, propone al suo Paese in forma di concerto tutte le opere europee (molte) ancora sconosciute. Il poi è un curriculum non troppo dissimile da quelli che ce lhanno. Dove non contano tanto i luoghi e i nomi quanto i temi ricorrenti. Intanto Wagner, un autore del quale ha affrontato quasi tutte le opere grazie agli anni di direzione musicale a Karlsruhe, una città che conserva le partiture annotate di Felix Motti, discepolo del compositore. Poi la propensione al moderno attestata dallintensa attività presso La Monnaie, le scelte per Aix, il recentissimo Henze parigino (ricorda i momenti migliori di Claudio Abbado) e una discografia che aggiunge i nomi di Turnage, Rihm, Benjamin e Bösmans a quelli di Messiaen, Ligeti, Gubaidulina, Schnittke, Takemitsu. Eclettico e attivissimo, Kazushi Ono ha affrontato anche Mozart e Verdi e pare attestato sul repertorio sinfonico fine Otto primo Nove. Per la Scala aveva diretto la VII di Mahler. Domani, ancora Scala ma alla sua prima Filarmonica in sostituzione dellannunciato Sawallisch, propone un programma decisamente più godibile. Al posto dei 70 minuti filati di Mahler due Mozart (Aria Per questa bella mano KV 612 e Sinfonia Concertante per oboe, clarinetto, corno e fagotto K 297b) e Rimskij-Korsakov (Suite sinfonica op. 35 Shéhérazade). Singolare, nellAria mozartiana per contrabbasso e basso, lo strumento, per la prima volta isolato dal contesto orchestrale. La parte è difficile, tanto che di suo pugno Mozart annota in partitura la possibilità di utilizzare una viola qualora non si trovi il contrabbassista idoneo.
La Concertante invece è una «attribuzione», ma tanto verosimile da comparire nel catalogo Köchel. La Suite di Rimskij-Korsakov torna agli smaglianti colori alla favolistica araba. Carattere distintivo del concerto è il lungo elenco dei solisti. Tutte prime parti dell'orchestra, secondo un metodo inaugurato da Muti che ama mettere in luce e responsabilizzare i suoi strumentisti. Laddove Abbado, per dire dell'altra bacchetta stabile della Filarmonica, tende a collocare i solisti ai leggii delle prime parti. Altro metodo per raggiungere la qualità.
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