L'ultima volta fu nel 1989. La maglia rosa la indossava il Professore, Laurent Fignon. Sul palco a congratularsi con lui, Gino Bartali. E sullo sfondo di piazzale Michelangelo gremito dalla folla, Firenze. Sono passati 20 anni e nel frattempo il vecchio «Ginettaccio» ci ha lasciato. Venti anni in cui il Giro d'Italia ha vissuto il suo (naturale) epilogo a poche centinaia di metri dal Duomo. Vuoi al Castello, vuoi a Porta Venezia. Ma sempre a casa era. Nella «sua» Milano, dove è nato con il via della prima edizione dal rondò di Loreto il 13 maggio 1909.
«Nella nostra città si è fatta la storia del Giro», ripete l'assessore allo Sport, Alan Rizzi. Ha ragione, ma per quest'anno ci dobbiamo accontentare. Niente premiazione finale all'ombra della Madonnina. Che smacco. E proprio nell'anno del Centenario della corsa rosa. Solo una tappa intermedia, domani, che a molti sa di contentino. La passerella finale sarà infatti a Roma. C'è chi parla di scippo. Rizzi preferisce il termine prestito. «Se il Giro non si concluderà a Milano non è per motivi economici, ma solo perché per il centenario si è pensato di premiare la Capitale d'Italia. Si tratta però solo di un prestito, dall'anno prossimo ci impegneremo a riportare qui la kermesse finale» promette l'assessore.
Smentito chi parlava di un'offerta dell'amministrazione Alemanno all'organizzazione quasi dieci volte superiore a quella della giunta Moratti. «Non è così. Ripeto: non è una questione di soldi. Basti pensare che la tappa di domani, con partenza e arrivo in città, ci costa tre volte di più rispetto a quelle del passato».
Rizzi la definisce «tappa dedicata». In pratica, un premio speciale concesso a Milano. Si tratta di 163 chilometri da percorrere interamente in un circuito cittadino. I capi della corsa l'hanno chiamato «Milano show 100». Il ritrovo è fissato per l'una e mezza in Duomo. La partenza vera e propria è però cinque minuti più tardi in piazza Castello. Si svolta poi verso via Carducci, viale Papiniano, viale Porta Vercellina. E poi su su sino all'Arena, passando da via Canova e via Melzi d'Eril. Si prosegue per via Crispi e poi si vira seguendo i Bastioni di Porta Venezia e risalendo corso Buenos Aires sino a piazzale Loreto, da dove partì il primo Giro d'Italia.
Ritorno poi da corso Venezia, rituffandosi in pieno centro attraverso via Senato e via Moscova, sino a tornare in Castello. È un circuito di circa 16 chilometri da ripetere dieci volte, con traguardo finale in porta Venezia.
«Ci sarà da divertirsi più degli altri anni - spiega Rizzi, che assisterà alla corsa nonostante una fastidiosa distorsione rimediata sui campi da calcio -, perché non essendo la passerella finale i ciclisti saranno più freschi e avranno più fame di vittoria. Ci sarà più competizione, insomma». Di sicuro ci sarà qualche disagio per il traffico. Dalle 11 alle 18 il centro città sarà praticamente zona off limits. L'Atm si è adeguata modificando il percorso di molte tratte tranviarie. Stesso provvedimento per bus e filobus. Rizzi assicura che tutto procederà comunque per il meglio. «Il servizio di vigilanza è stato aumentato.
Milano è pronta per vivere una serena giornata di
grande sport». E pazienza se la maglia rosa di domani non sarà quella di Roma. Se ne sono viste di peggio. Pensare che nel 1966 il Giro non sfiorò nemmeno Milano. Chi vinse? Gianni Motta, un milanese. Giochi del destino.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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