«Don Sturzo avrebbe benedetto la nostra riforma federalista»

Scoperta targa commemorativa davanti alla sede di Fi

da Roma

«Noi di Forza Italia siamo onorati e orgogliosi di portare avanti le idee di don Sturzo. Egli non vinse le sue battaglie ma le sue idee restano vincenti». Silvio Berlusconi torna ancora una volta a soffermarsi su uno dei suoi modelli umani e politici, su quel prete di Caltagirone, dallo spirito liberale e liberista, che si fece energico fautore del «capitalismo popolare» e di un regime di lavoratori-proprietari.
Il premier prende la parola scoprendo una targa commemorativa a via dell’Umiltà, davanti alla sede di Forza Italia, nello stesso palazzo dove nacque, il 23 novembre del 1919, il Partito popolare e partì «l’affascinante avventura umana» di «quegli uomini coraggiosi» di cui gli azzurri di Forza Italia si sentono, scandisce il premier, «i continuatori ideali».
Dal richiamo alla tutela della proprietà privata alla difesa dell’autonomia della politica rispetto alla Chiesa e delle libertà individuali intese come stelle polari dell’azione di governo, Berlusconi ribadisce l’attualità del pensiero dello statista popolare. Con un ponte politico lanciato verso il presente: «Chiunque non sia accecato dallo spirito di parte, può vedere che nella riforma costituzionale c’è coincidenza con il pensiero di Don Sturzo. Lui era meridionalista ma era convinto che il Sud dovesse fare affidamento sulle sue forze. Anche per questo combatté lo statalismo e il dirigismo di parte della Dc».
Il premier paragona la nascita del Partito popolare nello stesso palazzo che oggi è sede di Forza Italia a «un segno del destino». «Chi avrebbe mai immaginato che proprio in queste stesse stanze don Sturzo fondasse il Ppi? Chi mai avrebbe potuto pensare che si sarebbe potuta verificare questa coincidenza? Proprio qui Sturzo scrisse l’appello ai Liberi e forti. Sono trascorsi 87 anni, tanto è cambiato, tranne le ragioni di quell’appello ai liberi e forti perché prendessero in mano il loro destino e salvaguardassero la loro libertà dal totalitarismo». «La spinta originaria del Ppi - evidenzia Berlusconi - è la stessa motivazione che ha portato alla nascita di Forza Italia e alla sua adesione al partito del popolo europeo». Del pensiero di Sturzo al premier piace ricordare i passaggi sulla proprietà privata: Sturzo si rifece a Leone XIII quando disse, cita lo stesso Berlusconi, «“Tutti proprietari, non tutti proletari”, parole ancora attuali», chiosa il premier. Non solo: del sacerdote, Berlusconi ricorda anche le «battaglie contro lo Stato accentratore. E realizzò tutto questo attraverso un impegno non confessionale: «Don Sturzo credeva nell’autonoma responsabilità della politica rispetto alla Chiesa, tema attuale anche oggi. Il suo partito popolare era un partito fra i cattolici, e non un partito dei cattolici».
La breve cerimonia, che riunisce il vertice di Forza Italia (in prima fila il coordinatore Sandro Bondi e il ministro dell’Interno Beppe Pisanu) viene aperta dalle note della «Banda azzurra» che intona l’inno di Mameli nel momento in cui Berlusconi scopre la targa. E a margine Sandro Bondi ricorda come si sia arrivati a scoprire, a distanza di quasi 90 anni, che proprio in via dell’Umiltà 36 si tennero le prime riunioni del Ppi: «Un nostro caro collaboratore e amico, il professor Antonio Greco, fra le carte del suo archivio personale ha trovato la copia originale di una vecchia agenda del 1921, dell’allora giovanissimo Ppi.

In quelle carte abbiamo avuto la conferma che in questo palazzo si sono tenute le prime riunioni, il 23 e 24 dicembre del 1918. Abbiamo la ragionevole certezza storica che l’appello "A tutti gli uomini liberi e forti", sia stato scritto qui».

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