Firenze - Intrigo in... Nazionale. Personaggi e interpreti: Roberto Donadoni ct dell’Italia alle prese con una complicata qualificazione, Luca Pancalli commissario della federcalcio per qualche giorno ancora, Ancelotti e il Milan coinvolti nell’affaire loro malgrado. L’intrigo prende forma di primo mattino, appena i retroscena disegnati da tre quotidiani mettono sottosopra gli umori del ct azzurro e viene scandito da musi lunghi, mezze smentite, una conferenza-stampa fuori programma e qualche depistaggio. Il primo a dolersi della pubblicazione di clamorosi e catastrofici sviluppi è il diretto interessato, Roberto Donadoni. La considera una pugnalata alla schiena e cerca di decifrarne la genesi. «Chi c’è dietro?» chiede ripetutamente ad amici cronisti e al capo della comunicazione, Antonello Valentini. A Coverciano, tutti s’accorgono del clima improvvisamente cupo e depresso, anche i calciatori che pure si preparano alla sfida con la Scozia senza tradire particolari fibrillazioni. C’è un solo ballottaggio in corso, Pirlo o Gattuso: il resto dello schieramento è deciso in ogni ruolo, in ciascun particolare tattico (si gioca con il 4-2-3-1). «Cosa succede a Donadoni?» si interrogano i senatori del gruppo, specie quelli che non sono abituati a sfogliare la rassegna stampa federale.
Al telefono, interpellato mentre sta per raggiungere Milanello, Carlo Ancelotti, si mostra divertito per l’elettricità scoperta intorno alla sua candidatura quale futuro Ct. «Dite al Dona di stare sereno e tranquillo, io resto qui ancora un anno, ho il contratto», detta con affetto sincero. Non ha dubbi Ancelotti sul proprio futuro, s’interroga semmai sull’effettivo raggiungimento degli obiettivi fissati dal Milan per le prossime settimane: fare «un passettino avanti in Champions League» e centrare il quarto posto che vuol dire tanto, Ronaldinho e affini, non rappresentano un segreto. La voglia di onorare l’impegno c’è, da conquistare la condizione essenziale, i risultati cioè. Perciò la teoria del Milan che candida sotto traccia Ancelotti per liberare la panchina a Milanello, comincia a circolare con incredibile superficialità. C’è chi, addirittura, attribuisce alle ultime esternazioni firmate da Galliani il piano prima di correggere il tiro.
Donadoni, inquieto, chiede lumi all’attuale staff della federcalcio. Luca Pancalli, il commissario straordinario, si mette in macchina e piomba a Coverciano per tenere una conferenza stampa. Puntella la panchina azzurra («Donadoni riscuote la fiducia di tutta la squadra federale») e smentisce persino futuri progetti attribuiti a Giancarlo Abete, il prossimo presidente federale («non ho percepito niente»).
L’occasione della presenza di Pancalli a Coverciano diventa utile per parare altri colpi. Le polemiche sul caso Totti, per esempio. Si scopre alla fine di un ping pong durato qualche giorno, che la regia dell’accordo è opera di Gigi Riva, dopo il colloquio tra Totti e Donadoni. «Non è mia intenzione interferire sulla materia tecnica», manda a dire il dirigente, pronto a lasciare il bastone del comando dopo le elezioni del 2 aprile e a trasferirsi alla guida di Euro 2012, seguito da Riva («farò quello che riterrò opportuno»), via dal club Italia con l’avvento di Albertini. «È una sfida attraente, non sarà solo un evento, servirà a risolvere anche problemi legati agli stadi», spiega Pancalli. Preoccupato quanto basta dai pronostici di Blatter schierato con l’Ucraina e dalle previsioni di segno negativo in arrivo da Nyon, residenza dell’Uefa. «I fattacci di Catania non hanno giovato alla candidatura», riconosce prima di schivare l’altra accusa apparecchiata da Guido Rossi («il calcio rifiuta il cambiamento»). «Criticate pure le riforme varate, ma di riforme si tratta e non sono di poco conto», rivendica.
Non manca lo sgomento per l’ultimo episodio scoperto in casa Inter, la busta con proiettili spedita al presidente Moratti. «L’ho chiamato al telefono, l’ho trovato minimamente perplesso, il gesto, oltre che inquietante, mi sorprende», chiosa Pancalli.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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