Bari - E adesso tutti parleranno di rivincita. Roberto Donadoni si tiene stretti i tre punti, ma sceglie il profilo basso. Viene da Bergamo, lui. Di sfoghi ne bastano uno alla settimana e per questa ha già dato. Attacca il ct azzurro: «Questa vittoria è la risposta migliore a una settimana di chiacchiere inutili. Questa è l’Italia che voglio. Alleno dei ragazzi meravigliosi, abbiamo battuto l’Ucraina e la Georgia, se avessimo fatto lo stesso con la Lituania, saremmo qui a parlare di tutt’altra cosa. Ma in Italia siamo fatti così, manchiamo di memoria storica».
Dopo soli undici minuti sono spariti tutti i fantasmi, ma Donadoni scuote la testa e continua a ripetere: «No, nessun fantasma, solo un gruppo di ragazzi meravigliosi, contano soltanto loro. La miglior risposta a tutta una settimana di chiacchiere inutili».
Sarà anche profilo basso quello del tecnico azzurro, ma è chiaro che quello di ieri sera è il primo passo verso la sua vittoria. Il passaggio agli europei la completerà, poi ognuno la inquadrerà come meglio crede: rivincita, vendetta. O, forse, solamente il risultato di un gruppo che si è avvitato intorno all’allenatore e come insegnano passato remoto e prossimo, è una di quelle cose che all’Italia portano solitamente bene.
«La squadra mi ha dato la risposta che cercavo, i ragazzi sono stati fantastici. Ringrazio loro e il pubblico di Bari che è stato eccezionale. Altro non mi interessa».
Qualcuno insiste, si cerca di cavalcare la storia della rivincita. Lui non ci casca: «Io vivo di emozioni. E l’atteggiamento dei ragazzi contro la Scozia mi ha emozionato». Così, se il commissario straordinario della Federcalcio Luca Pancalli applaude gli azzurri e si fa una autodedica («è il modo migliore per concludere il mio mandato») e Giancarlo Abete, il primo candidato alla poltrona di numero uno del calcio sottolinea il grande spettacolo («è l’immagine che vorremmo vedere nel nostro campionato»), gli azzurri, si sono passati la parola. Non lo dicono in maniera spudorata, quell’«abbiamo vinto per lui» non esce dalla bocca di nessuno, ma si capisce che tutti, dall’ultimo arrivato come Quagliarella al Pallone d’oro e capitano Cannavaro, stanno provando a ricreare l’atmosfera. Gattuso non se l’è risparmiata («è stato massacrato»), gli altri gli sono andati a ruota.
Prendete uno come Buffon. Ha rischiato di non giocare, ma la gastroenterite alla fine si è dovuta arrendere.
Alla fine, gli scozzesi l’hanno fatto soffrire di meno. Ora, capello tirato a lucido, prova a guardare avanti: «Mi chiedete se è tornato il gruppo? Non è mai scomparso, l’unità tra i giocatori è il perno sul quale gira ogni squadra. Se viene a mancare, ottenere risultati diventa molto difficile».
Due gol agli scozzesi e anche un gioco che ha divertito il pubblico, delitto perfetto dunque? «Il bel gioco non era in programma, questa era una di quelle partite che contava solo vincere. Poi il fatto che siamo riusciti anche a divertire è la dimostrazione del buon calcio che ha in testa il mister e della sua serenità».
E allora si ritorna da dove si è partiti. La vittoria per l’allenatore. Buffon ha le idee chiare: «Mi spiace quando si attacca una persona a priori, mi sembra una cosa ingiusta. Detto questo non posso dire che abbiamo vinto per Donadoni. Siamo stati con lui molti giorni, non ci è sembrato particolarmente nervoso.
In zona mista è il caos, più tifosi che giornalisti, più amici degli amici che microfoni. Tra gli azzurri e i flash c’è solo il caos. Tu chiamalo se vuoi entusiasmo.
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