Donna morta in metro per un pugno: disposta perizia sulle cause del decesso

I giudici vogliono capire se l'infermiera romena aggredita lo scorso ottobre da Alessio Burtone alla stazioen Anagnina sia stata uccisa dalle conseguenze del colpo o dalle cure inadeguate che le sono state prestate in ospedale

Uccisa da un pugno o dalle cure non adeguate che le sono state prestate in ospedale? Saranno due professori del Policlino Gemelli a stabilire se Maricica Hahaianu - l'infermiera romena morta lo scorso 15 ottobre alla stazione della metropolitana Anagnina dopo essere stata colpita al volto da Alessio Burtone con il quale aveva poco prima avuto una discussione per una fila non rispettata - è deceduta a causa del pugno sferratole dal giovane o per negligenze dei dottori del Policlinico Casilino dove la donna fu ricoverata. È stata la prima Corte d'Assise, che sta processando Burtone per omicidio preterintenzionale, a disporre la superperizia. I giudici vogliono essere certi che sia corretta la configurazione giuridica del reato data dalla Procura. Perché nel caso in cui i due esperti stabilissero che l'infermiera non è morta per le conseguenze del pugno che la fece cadere a terra e battere violentemente la testa, ma per colpa dei dottori che si presero cura di lei, Burtone dovrebbe rispondere delle sole lesioni gravi, un reato di competenza del Tribunale monocratico. I due esperti hanno novanta giorni di tempo per rispondere ai quesiti posti dal presidente della Corte d'Assise Anna Argento. La prossima udienza, il 27 ottobre, dovranno spiegare in aula quali fossero le condizioni della donna al momento del ricovero e se le cure prestate sono state adeguate.

Nel corso del processo sono stati intanto ascoltati tre testimoni chiamati dal pm: Claudia Carocci, la cassiera del bar della stazione Anagnina, Manuele Milanese, la guardia costiera che ha assistito ad una parte della lite tra Burtone e Maricica e che poi ha bloccato il giovane, e Carla Akakpo Nimata, la studentessa che chiamò il 118.

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