Donne, miracoli e fede: la verità su Padre Pio

E' uscito ieri "L'ultimo sospetto", un volume che contiene documenti inediti con i quali si smontano le accuse contro il santo sollevate dallo storico Luzzato. Smentita la teoria secondo cui il religioso avrebbe una sostanza chimica per procurarsi le stimmate

Donne, miracoli e fede: la verità su Padre Pio

Milano - Quale è la differenza tra uno storico e un giornalista? Si dirà che il primo lavora sulla base di documenti, ricerche, approfondimenti, rilievi, testimonianze orali e scritte mentre il secondo opera supportato da informazioni, conoscenze personali, interviste, archivi. Accade da un po’ di tempo che le due situazioni si fondano e si confondano, addirittura vengano ribaltate. Accade ad esempio che sul tema di Francesco Forgione, nato a Pietrelcina alle ore diciassette del venticinque di maggio del milleottocentottantasette, sia stato aperto un dibattito che è diventato contenzioso, complici la televisione e i giornali. Francesco Forgione aveva quindici anni quando assunse il nome di Fra Pio da Pietrelcina. Il due di maggio del millenovecentonovantanove è stato proclamato beato, il dodici giugno dell’anno duemila e due, santo. Le date non sono esclusiva degli storici e nemmeno dei giornalisti. Ma gli ultimi mesi hanno visto ribollire la polemica, spesso aspra e volgare, sul Fenomeno-Pio. Sergio Luzzatto, professore di Storia moderna all’Università di Torino, ha scritto un libro dal titolo Padre Pio Miracoli e politica nell’Italia del Novecento. Un paio di titoli apparsi su Il Corriere della Sera, «Padre Pio, il giallo delle stimmate» e «Padre Pio, un immenso inganno» sono stati un efficace spot per il lancio dell’opera. Qualcuno si è stupito per i termini usati dallo «storico del ventunesimo secolo» (l’autodefinizione è singolare, forse buffa ma accertata) nei confronti del frate al quale vengono dedicate espressioni di questo tipo «piccolo chimico», «pseudocristo», «santo da rotocalco» e ai suoi atti «il pizzino», «le stigmate littorie», «le ghiottonerie e le filmine». Nessuna meraviglia, lo stesso Luzzatto ha scritto e titolato con analoga sensibilità altri libri, cito «Il corpo del duce, un cadavere tra immaginazione, storia e memoria», «La mummia della repubblica. Storia di Mazzini imbalsamato».

All’ultimo lavoro dello storico rispondono ora con il libro Padre Pio L’ultimo sospetto, duecento e quaranta pagine, per i tipi di Piemme, Saverio Gaeta e Andrea Tornielli, il primo caporedattore di Famiglia Cristiana, il secondo inviato de Il Giornale, dunque giornalisti, potrei aggiungere, per par condicio, del XXI secolo.

Il sottotitolo del lavoro dice «la verità sul frate delle stimmate» ed è la password per entrare, e poi demolire, le tesi sostenute da Luzzatto. Una ricerca accuratissima, sui documenti messi a disposizione dall’Archivio dell’attuale Congregazione per la Dottrina della fede (non in esclusiva degli storici, come invece sostiene lo storico del XXI Secolo), sui giornali dell’epoca, sulle testimonianze, una procedura scrupolosa che, in alcune pagine, sembra smascherare alcune superficialità, per non dire di peggio, di Luzzatto (!). Si potrebbe citare l’amnesia che ha colpito lo storico quando scrive dell’eccidio di San Giovanni Rotondo nel quale ci furono «undici caduti rossi su undici» eppure ci fu anche un carabiniere ucciso a fucilate, non dai suoi commilitoni, il nome e il cognome appaiono sulla lapide a memoria, Vito Imbriani, tuttavia scomparso in terra e nel testo. Particolare che mi fa ricordare un titolo apparso su un giornale di sinistra «Ucciso da una lapide fascista», dal che si deduceva che anche le pietre tombali hanno una loro ideologia e appartenenza, così come i morti in divisa. L’asserzione che padre Pio fosse un fiancheggiatore fascista ha tutte le stimmate, per restare nel tema ma soprattutto nel linguaggio dello storico, di una classica propaganda ideologica e non certo di una documentata ricerca. Padre Pio che benedice i gagliardetti e che suggerisce all’avvocato Francesco Morcaldi. «Vai, avvicina i capi, placali» e ancora: «Bada, tu devi pacificare gli animi». Animi e capi che dovevano essere di sinistra? O forse di destra? O sicuramente di ogni dove. Infatti, secondo il libro «Un tormentato settennio», scritto da Gerardo Saldutto che riporta la ricerca per il Dottorato in Storia della Chiesa, il frate contava estimatori tra i socialisti, i popolari, i fascisti, i massoni, i ricchi, i poveri, il popolo per dire.

Altre note riguardano la confusione tra santi e Gesù o la Madonna, la sospensione a divinis che comporta ovviamente anche il divieto di dire messa ma non per Luzzatto, qualche nome o cognome errato, qualche circostanza imprecisa, non proprio asterischi a margine quando ad occuparsene è appunto uno Storico del XXI secolo. Gaeta e Tornielli dedicano pagine all’argomento dell’acido fenico e della veratrina, e alle richieste «oblique» del frate che ne faceva richiesta a una cugina di un farmacista amico piuttosto che direttamente al medico dei cappuccini. L’epidemia di spagnola, la mancanza e la difficoltà di reperire i farmaci a San Giovanni e poi la considerazione che l’acido fenico non avrebbe mai potuto né causare né prolungare le lesioni sul corpo del frate, addirittura per mezzo secolo, secondo il vademecum The extra pharmacopoeia, curato dalla Royal Pharmaceutical Society e il prontuario Effetti indesiderati dei Farmaci. Gli interrogatori dell’epoca cui si sottopose Padre Pio e, i religiosi e medici a lui vicini (non tutti riportati dal Luzzatto), sono a conforto di queste pagine per poi passare alla rivalità tra papa Giovanni XXIII e il frate, la storia delle «filmine», che sarebbero poi nastri di registrazione orale, sulle frequentazioni di donne presso la cella del frate, una frase del pontefice, il cui implicito interrogativo è stato accantonato per fretta o altro dallo storico, «si vera sunt quae referentur» se sono vere le cose che riferiscono, il manoscritto del cardinale Tardini secondo il quale quei nastri e le lettere delle fedeli non costituivano prova di vere e proprie colpe. Per non tralasciare, infine ma forse cardine dell’intera vicenda, il fatto che il Tribunale ecclesiastico ha interrogato religiosi e laici, 74 testimoni, facendoli giurare sul Vangelo, per accertare la veridicità dei fatti. Tutto ciò risulta dalle quasi 8mila pagine - la Positio - che riportano le dichiarazioni degli stessi.

Mi piace a questo punto riportare le parole del frate rivolte al giornalista Igor Man che andò a fargli visita: «Tu che vuoi da me, tu si ’nu giornalista, vero? E piantatela di scrivere che faccio miracoli, voi giornalisti. I superiori giustamente si arrabbiano e così mi inguaiate. Il tempo dei miracoli passò.

E tu, guagliò, che vuoi da me? Ascolta guagliò, certum est quia impossibile est, è certo perché impossibile. Attaccati a ‘sta zattera, guagliò. Attaccati a ‘sta zattera e non affonderai mai». Lasciando agli altri l’ultimo sospetto.

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