«Da più parti si sente sempre più dire che le imprese rosa, governate da imprenditrici e manager donne, stanno affrontando meglio la crisi. Vale la pena di chiedersi se è vero e, nel caso, domandarsi il perché». A porsi il quesito, sul nuovo numero di Nea, è Marisa Montegiove, coordinatrice del Gruppo Donne Manager di Manageritalia. «La situazione attuale, a livello mondiale e ancor più nazionale, vede le donne che lavorano, ma soprattutto che sono nei posti di comando di aziende e organizzazioni, essere ampiamente minoritarie - evidenzia Montegiove -. Tutto, mentre vari studi sulla leadership e sui risultati conseguiti dimostrano che tale sbilanciamento non è giustificabile da una maggior capacità degli uomini, che non c'è». Infatti, indagini realizzate negli Stati Uniti (J. Zenger e J. Folkman, 2011) chiedendo ai collaboratori più stretti (30mila intervistati) di valutare i loro capi - oltre 7mila, vedono le donne vincenti in 12 delle 16 competenze base della leadership.
E questo mentre nel 64% dei casi quei manager sono uomini e, addirittura, nel 78% ai livelli più alti. «Vista la maggiore presenza di donne ai vertici negli Usa, la situazione in Italia è ancora più tragica. Questo sbilanciamento a favore del sesso forte, un'espressione che la dice tutta, non è dovuto alle capacità, ma piuttosto da cultura, condizioni di accesso al mondo del lavoro e di gestione di vita professionale e personale.
Da qui deriva che le imprese avviate e gestite da donne, partendo da percentuali basse, siano strutturalmente in crescita nonostante la crisi. Lo prova il fatto che nel corso del 2011 in Italia le imprese femminili sono aumentate di 7mila unità (+0,5%), mentre quelle maschili sono calate di 6mila unità (-0,1%). Al tempo stesso, però, le imprese femminili restano solo il 23,5% del totale. Parimenti, crescono o calano meno degli uomini le donne manager». Ma perché si verifica tutto questo? Secondo Marisa Montegiove, «in primo luogo, le giovani donne si trovano oggi a essere più istruite e più desiderose di trovare spazi, anche importanti, in un mondo del lavoro che le esclude ancora troppo, seppure sempre meno. Oggi siamo nell'economia della conoscenza e, per certe posizioni e opportunità, l'istruzione superiore e i tempi nei quali la si ottiene contano eccome. Le principali multinazionali stanno favorendo la crescita di un ambiente multiculturale, ivi compreso il bilanciamento dei sessi. Perché per dialogare, avere rapporti e scambi commerciali con un mondo di clienti fatto di culture molteplici, e per più della metà da donne, è meglio poter contare su manager capaci di entrare in sintonia con il loro stesso sesso. Le donne si dice abbiano più intuito, flessibilità, pragmaticità e capacità di multitasking, dovuta alla loro atavica condizione di gestori della famiglia e di tutti i suoi aspetti organizzativi e sociali». Questo sicuramente pesa ancor più per gestire aziende e persone in tempi di crisi. «Ma soprattutto oggi, crisi o non crisi, le aziende che funzionano e competono meglio sono quelle che sanno unire produttività e benessere dell'azienda e degli individui, sviluppando maggiore collaborazione interna ed esterna, incentivando l'innovazione - tiene a evidenziare Marisa Montegiove -. Insomma, creare un clima e un'organizzazione che lascino gli individui più liberi di esprimersi, slegati da inutili lacci e lacciuoli burocratici, in modo che possano integrare al meglio vita professionale e personale. Ebbene, da questo punto di vista le donne che lavorano, ancor più se a livelli alti, sanno benissimo sulla loro pelle quanto sia importante e produttivo avere flessibilità negli orari di lavoro, poter adempiere al meglio alle incombenze in ambo le sfere, riuscendo così a dare il massimo in entrambe. E proprio perché lo sanno, lo applicano nelle loro aziende e ai loro collaboratori. Non sembri poco: questo, oggi, per fare di un'azienda una squadra vincente è tanto, forse tutto. Allora, al di là di stereotipi che ci sono anche verso gli uomini, la verità sta tutta qua.
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