Doppio concerto con il virtuosismo targato Lonquich

Doppio concerto con il virtuosismo targato Lonquich

Alexander Lonquich, nella duplice veste di pianista e direttore dell’Orchestra di Santa Cecilia, si alternerà sul palcoscenico dell’Auditorium con Abbado, nelle cinque intense giornate romane che hanno tutta l’apparenza di un vero e proprio festival mozartiano. Lonquich, però, a differenza di Abbado, di programmi ne propone due differenti per le serate di domani e di martedì 30, ambedue articolati secondo un medesimo schema. Una sinfonia d’opera in apertura; e, a seguire, due concerti per pianoforte e orchestra, per ciascuna sera. Lonquich, che con i due concerti debutta sul podio dell’orchestra ceciliana, in veste di pianista lo si è ascoltato tante volte a Roma, nel corso della sua lunga carriera, iniziata ancora fanciullo, con la vittoria a 17 anni, nel 1977, del Concorso Casagrande di Terni, quando aveva ancora i riccioli biondi. La grande musicalità e il talento pianistico del giovane Alexander colpirono alcuni musicisti che lo presero sotto le loro ali protettrici e ne seguirono l’avvio di carriera; pensiamo a Nikita Magaloff, Joerg Demus , Paul Badura-Skoda con i quali spesso suonò in duo, senza mai sfigurare. Con gli anni s’è rivelato musicista colto e assai curioso, ha allargato il repertorio, e si è impegnato regolarmente anche nella musica da camera. Lonquich, oggi maturo cinquantenne, ha mantenuto fede alle aspettative, non ha mai deluso, e dagli amati Schubert e Mozart del suo repertorio di partenza, è arrivato a Beethoven e a numerosi altri autori della grande letteratura pianistica, compresi quelli contemporanei. Col tempo, d’accordo con alcune orchestra da camera - come quella di Mantova - ha intrapreso il parallelo cammino della direzione d’orchestra, nella quale si esibisce anche a Roma, nel corso delle due serate mozartiane. Il programma. Nel primo dei due concerti, la scelta dell’ouverture è caduta su Idomeneo - scritta dal venticinquenne musicista e rappresentata a Monaco nel 1781 - che realizza il sogno di Mozart di «comporre musica per una grande opera seria» e nella cui ouverture, egli riversa i segni della tragica solennità dell’opera. I due Concerti che completano il programma, rispettivamente il n. 17 (Concerto in sol maggiore, K453. Destinato a una allieva prediletta, non fa leva sul virtuosismo strumentale, ma tale assenza è compensata da una incessante invenzione) e il n. 24 (Concerto in do minore, K491; uno dei rari concerti in tonalità minore, caratterizzato da un linguaggio drammaticamente espressivo), sono di qualche anno posteriori a Idomeneo, e furono scritti a Vienna.
Nel secondo concerto, martedì 30, dopo la scintillante e irresistibile ouverture delle Nozze di Figaro (K492) altri due Concerti pianistici. Il Concerto in mi bemolle maggiore n.22( K 488), di sapore «militare», contemporaneo delle Nozze di Figaro, vi compaiono per la prima volta tra i fiati, gli amatissimi clarinetti; e racchiude un andante centrale tanto accattivante che alla prima esecuzione viennese, l’autore stesso che sedeva al pianoforte, dovette ripeterlo; infine, il Concerto il la maggiore, n.23 ( K488). Completato contemporaneamente alle ultime pagine delle Nozze di Figaro che affiorano nelle conclusive battute del Concerto, è fra i più noti in assoluto e raggiunge il culmine nell’adagio centrale.

Questo Concerto ( K488) assieme al K491, Mozart li eseguì nell’ultima apparizione pubblica a Vienna, il 7 aprile 1786.
Auditorium. Sala Santa Cecilia. Domani (ore 21) , martedì 30 (ore 21). Biglietti da 10 a 30 euro. Info: 06.8082058.

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