Cultura e Spettacoli

Doppio Zucchero: Live 8 a Roma e Parigi

Sabato al Circo Massimo la sua esibizione nel primo pomeriggio. Poi il bluesman volerà a Versailles

Paolo Giordano

da Milano

Zucchero, si fermi per favore.
«Sto partendo per Parigi».
Ma non suona prima al Circo Massimo?
«A Parigi farò le prove. Poi sabato prendo l’aereo alle 11, alle quattordici circa sono a Roma. Salirò sul palco del Live 8 dopo lo show degli U2 a Londra, intorno alle 15,15. Aprirò il collegamento tivù italiano con la mondovisione».
Un quarto d’ora come tutti.
«E alle 18 altro aereo».
Volo privato?
«No, me l’hanno proposto ma che senso avrebbe? Un concerto così mica c’è tutti i giorni e non mi va di avere questo tipo di favori. Arriverò a Parigi e là suonerò a Versailles alle 22, punto e basta. Venerdì scorso mi ha chiamato Bob Geldof e gli ho detto no perché in fondo non sono mica solo io a spostarmi, con me devono venire anche i musicisti con i tecnici e lo spostamento è molto difficile da organizzare».
Però poi?
«Però poi la mattina dopo mi ha preso la voglia di farlo. D’altronde se gli U2 volano da Vienna a Londra, se i Green Day suonano a Berlino e poi Filadelfia, io mica potevo tirarmi indietro».
Insomma avete capito che Zucchero ha sdoppiato il suo Live 8. Forse perché è del ramo e tra tutti i big italiani è quello col pedigree antiproiettile: ha partecipato a più show benefici di chiunque altro. Due settimane fa, per fare un esempio, era a Tromso, a due passi da Capo Nord per il concerto 46664 organizzato da Mandela contro l’Aids, e da lì ha riassunto: peccato che i cantanti italiani siano così generosi. Io ho accettato l’invito di Geldof per il Live 8, ma gli altri?». Ora «a Roma si rischia l’overbooking, c’è un cast smisurato» come dice lui.
Però Vasco continua a mancare.
«Più che il no, mi ha sorpreso di più il suo sì iniziale. Stimo Vasco, abbiamo iniziato praticamente insieme e se c’è una persona con cui esco volentieri a cena è lui. So che non è a suo agio in certe situazioni e non mi metto di certo a giudicarlo».
Eppure, a differenza di tanti altri eventi simili, questo Live 8 è svincolato dalla politica: non è di destra né di sinistra.
«Perciò gli artisti dovrebbero parteciparci senza pensarci troppo».
Lei che cosa ha pensato.
«Mi è venuto subito in mente un verso di Jimmy Jimmy, il brano di un mio disco di tanti anni fa: «Che la musica scateni una scintilla e arcobaleni rasserenino il mondo».
Però in Italia sembrava un problema di organizzazione.
«L’arrivo di Stefano Senardi alla direzione artistica mi ha tranquillizzato. Talvolta purtroppo i manager contano di più degli artisti. Se chiedi qualcosa a Sting o a Clapton, loro ti rispondono subito sì o no. Ma in altri ambienti, bisogna aspettare il parere dei manager. Di sicuro, parlando con gli artisti stranieri, mi sentivo un po’ a disagio quando in Italia nessuno voleva andare al Live 8».
Che cosa canterà?
«A Roma Overdose d’amore, Madre dolcissima, Everybody’s got to learn sometimes e, se c’è tempo, anche Diavolo in me. A Parigi Everybody..., Il volo e Diavolo in me. Tutte con il gruppo, mica solo chitarra e voce».
Glielo avevano chiesto?
«Sì a Roma. Ma salendo sul palco alle tre del pomeriggio non mi sembrava il caso. Col sole. Col caldo. Insomma ho quasi cinquant’anni ma mica sono uno da sgabello e chitarra acustica.

Quando c’è da ballare, ballo (a meno che prima non mi venga uno di quei tremendi attacchi di panico, ma per fortuna ultimamente li gestisco meglio di prima)».

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