RomaLa notizia è che Napolitano torna a far notizia. Inciampi in unedicola e ti pare che il fatto clou di lunedì stia tutto nelle ultime parole piovute dal Colle. «Missioni, richiamo di Napolitano» (Il Messaggero), «Il Colle ricorda limpegno condiviso dellopposizione sulle missioni» (lUnità), «Missioni, il Quirinale difende lopposizione» (Corriere della Sera), «Limpegno in Afghanistan condiviso dallopposizione» (La Stampa), fino al «Napolitano corregge Berlusconi (La Repubblica).
Grande risalto, titoli cubitali, la nota del Quirinale... Ma cosa ha detto di così pirotecnico il capo dello Stato? Questo: «Ho sempre messo in luce limportanza del larghissimo sostegno dellopinione pubblica e delle forze politiche allimpegno di militari italiani in missioni di pace allestero». Poi? «Questo sostegno, di cui sono state parte integrante le forze fondamentali dellopposizione - anche in occasione di importanti votazioni in Parlamento - si è tradotto in generale commosso e rispettoso omaggio, da ultimo, ai sei nostri caduti in Afghanistan». E per finire: «Si tratta di un dato rilevante e importante, che non può essere scalfito da episodi di becera e indegna contestazione ai quali non può essere attribuito alcun peso e rilievo effettivo». Parole come pietre, questa sì che è grossa, prima pagina, prima pagina! Questa leco nelle principali redazioni dei quotidiani nazionali. Perché mai?
Un passo indietro. Domenica scorsa Berlusconi comizia alla festa del Pdl a Milano e arringa la folla: «A questa opposizione che brucia la bandiera americana e quella di Israele e dice meno sei dopo la morte dei nostri soldati dico: vergogna, vergogna, vergogna». Al Cavaliere non sono andate giù quelle scritte sui muri livornesi e meneghini, inneggianti ai caduti a Kabul e firmate dallestrema sinistra di casa nostra. Il premier così favella con toni accesi e apriti cielo: il Pd si sente tirato in ballo e pretende le scuse, lIdv sindigna, lUdc citofona al Quirinale con Pier Ferdinando Casini che salamelecca: «Chiedo con rispetto e deferenza al presidente della Repubblica e ai presidenti delle Camere di intervenire per ristabilire la verità dei fatti». Il solito putiferio perché il premier non ha specificato bene bene che intendeva lopposizione fuori dal Parlamento, quella radicale, quella che scrive sui muri, che brucia le bandiere in piazza, che esulta quando i nostri ragazzi in missione tornano a casa in una bara avvolta nel tricolore.
Lo ha fatto Napolitano, invece. Eccola la notizia. E che notizia: è sufficiente che il Colle metta il puntino dimenticato sulla i del discorso del Cavaliere che subito si evidenzia il distinguo, si sottolinea la correzione, si rileva il conflitto, si grida allo smarcamento, si denuncia la bacchettata. Tutto devessere sempre funzionale alla teoria che Berlusconi sbaglia, è orrendo, «ha mentito» ed «è irresponsabile» (La Repubblica). La giacchetta di Napolitano si tira a dismisura, si slabbra alla grande se serve a pestare duro sul presidente del Consiglio.
Ma quando lo stesso Napolitano stoppa il partito degli anti italiani allestero, livorosamente guidati da Antonio Di Pietro, in quanto «Il Parlamento europeo non può essere cassa di risonanza di polemiche e conflitti che si svolgono nei singoli Paesi e nei Parlamenti nazionali», il Colle-pensiero viene snobbato, rintanato, quasi nascosto. Il Corriere a pagina 12, Il Messaggero a pagina 7, La Stampa alla 14, La Repubblica alla 19. È la stampa del regime berlusconiano per cui sabato prossimo si scende in piazza.
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