da Berlino
Ai tempi del Muro, lUnter den Linden, situato nel cuore della Berlino comunista, aveva una fama sinistra. Si diceva che era lalbergo delle spie, che i suoi saloni erano affollati da agenti della Stasi, che dappertutto cerano microcongegni per catturare voci e immagini dei clienti occidentali e che cedere alle grazie delle esperte fräulein che fin dal mattino ciondolavano al bar era come addormentarsi dolcemente nelle braccia della polizia segreta. Ma proprio questo era il suo fascino. E ora che hanno deciso di buttarlo giù, di cancellarne ogni traccia, la sua demolizione suscita unondata di tristezza e anche qualche protesta tra chi ha conosciuto la Berlino di quei tempi.
Tutto contribuiva alla leggenda. A cominciare dalla posizione: allangolo tra la Friedrichstrasse e lUnter den Linden, il grande viale alberato da cui lalbergo aveva preso il nome. Quindi a metà strada tra il Check-point Charlie, il leggendario posto di blocco tra le due Berlino, e la Friedrichstrassebahnhof, la stazione dove arrivava lunica linea della metropolitana autorizzata a far su e giù tra Est e Ovest. Per chi arrivava dalla Berlino occidentale era impossibile non vederlo. Costruito nei primi anni Sessanta, a differenza degli altri grandi alberghi di Berlino Est non imitava lo stile occidentale. Ritratti dei gerarchi della Ddr ben in vista, boisseries scure e massicce alle pareti, candelabri solenni nella hall dove su un palchetto, dietro una fioriera, unorchestrina suonava polche, valzer e mazurche. Al ristorante, per pochi dollari cambiati al mercato nero, lospite occidentale poteva concedersi un pasto servito da tre impeccabili camerieri in frac con il braccio sinistro inchiodato dietro la schiena come si usava una volta. Ma dietro latmosfera in cui riecheggiava una Mitteleuropa intristita dal comunismo, operava un apparato di spionaggio efficientissimo. A ogni piano cerano due poliziotti in divisa che annotavano ogni movimento e quando un cliente usciva dalla stanza uno dei due si precipitava a frugare in armadi e cassetti come se fosse la cosa più normale di questo mondo. Un rito che deliziava i turisti occidentali perché dava loro il brivido di sentirsi spiati, quindi importanti.
Dopo lunità lalbergo rimase chiuso tre mesi, per bonificarlo dalle microspie. A creare la fama di albergo delle spie contribuì John Le Carrè che in La spia che venne dal freddo lo scelse come luogo di incontri segreti. Una trovata che Markus Wolf, capo delle spie della Ddr, definisce poco brillante poiché nellalbergo tutto era sotto controllo. Ma lo stesso Wolf ammette che per una storia di spionaggio lUnter den Linden era una cornice ideale.
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