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Megafono per la Palestina, zitta su Sydney: il silenzio selettivo di Greta

Il silenzio dell'attivista green dopo la strage islamista solleva polemiche. Onterviene su altre cause ma non condanna l’attentato, rafforzando le accuse di un attivismo selettivo, ideologico e attento alla visibilità più che alle vittime

Megafono per la Palestina, zitta su Sydney: il silenzio selettivo di Greta
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C’è un silenzio che pesa più di mille slogan. Ed è quello scelto da Greta Thunberg nelle ore immediatamente successive alla strage di Sydney, quando un attentato terroristico ha lasciato a terra vittime innocenti. Nessun messaggio, nessuna parola di cordoglio, nessun richiamo alla violenza da condannare senza se e senza ma. Nulla. Un vuoto assordante, soprattutto se si considera l’attenzione maniacale con cui l’attivista svedese commenta ogni evento che possa garantirle una ribalta internazionale.

E infatti, mentre il mondo faceva i conti con l’ennesimo episodio di terrorismo islamico, Greta ha trovato il tempo — e l’urgenza — di intervenire su tutt’altro fronte. Nello stesso giorno, puntuale come un copione già scritto, ha firmato il suo post di solidarietà agli otto attivisti detenuti nel Regno Unito in sciopero della fame per la causa palestinese, con tanto di invito alla mobilitazione e all’intensificazione delle proteste. Le vittime di Sydney possono aspettare. Anzi, possono essere ignorate.

Da icona globale della battaglia climatica a megafono selettivo delle cause più mediatiche, il passo è stato breve. Greta Thunberg ha progressivamente accantonato il riscaldamento globale per abbracciare un attivismo politico sempre più ideologico, dove le tragedie contano solo se rientrano nella narrazione giusta. Non è una novità: la bussola morale sembra orientarsi più verso la visibilità che verso una coerente difesa dei diritti umani.

Del resto, le frequentazioni parlano chiaro. Greta è ormai una presenza fissa accanto a Francesca Albanese.

Lo sappiamo: l'approccio vale solo in una direzione. Perché se i terroristi “vanno compresi”, le loro vittime possono tranquillamente essere dimenticate. Anche quando cadono sotto i colpi dell’estremismo antisemita.

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